Nella recente trasmissione “A Pranzo con Chiariello” su CRC, radio ufficiale del SSC Napoli, l’ex arbitro di Serie A, Claudio Gavillucci, ha espresso opinioni incisive sulla tecnologia VAR e sul suo utilizzo nel calcio italiano. Gavillucci, che ha avuto una lunga carriera nel mondo del calcio arbitrale, ha messo in luce diverse problematiche legate all’uso della tecnologia durante le partite, proponendo soluzioni che potrebbero migliorare l’esperienza di arbitri e giocatori. Le sue dichiarazioni sono un’ottima occasione per riflettere sull’evoluzione dell’arbitraggio e sull’impatto che la tecnologia può avere sul gioco.
Claudio Gavillucci ha sottolineato l’importanza di implementare il sistema di VAR a chiamata, identificando come essenziale una simile evoluzione. Secondo l’ex arbitro, le polemiche legate alle decisioni arbitrali spesso derivano dalla mancata chiamata del VAR, piuttosto che dalla decisione finale dell’arbitro. Gavillucci ha fatto riferimento a un recente episodio avvenuto durante la partita a Monza, sottolineando che, se l’arbitro La Penna avesse avuto l’opportunità di rivedere l’azione, avrebbe probabilmente assegnato un rigore alla Roma. Il suo intervento suggerisce che dare più autonomia agli arbitri centrali mediante un sistema che permetta la revisione delle immagini potrebbe ridurre le controversie legate a decisioni contestate.
L’adozione di un sistema di challenge simile a quello utilizzato in altri sport permetterebbe alle squadre di richiedere una verifica in determinate situazioni, incoraggiando l’uso responsabile della tecnologia. Questa soluzione, oltre a ridurre le tensioni in campo, restituirebbe una maggiore dimensione di responsabilità agli arbitri, poiché avrebbero l’opportunità di rivedere in tempo reale le azioni dubbie e prendere decisioni informate, senza influenze esterne. Gavillucci ha spiegato che un tale approccio migliorerebbe anche la fluidità del gioco, evitando interruzioni prolungate che possono infastidire giocatori e tifosi.
Gavillucci ha evidenziato come la tecnologia debba essere sfruttata al massimo nel calcio moderno. Immagina un futuro in cui gli arbitri possano utilizzare dispositivi come orologi digitali per rivedere le azioni in tempo reale direttamente in campo, senza dover dipendere esclusivamente dall’opinione dei colleghi. Questa innovazione potrebbe garantire che gli arbitri possano affinare le loro decisioni basandosi su diverse angolazioni e replay, contribuendo così a una maggiore accuratezza nell’applicazione delle regole e a un gioco più equo.
Il passaggio a tecnologie più integrate e immediatistiche potrebbe sembrare complesso, ma rappresenta un passo necessario per rimanere al passo con l’evoluzione del calcio. Gavillucci ha anche messo in risalto le differenze nel modo in cui le situazioni di gioco vengono valutate in diverse leghe europee, come la Premier League, dove certi episodi non trascendono in polemiche così accese. La sintesi è che una maggiore equiparazione nelle valutazioni degli episodi si tradurrebbe in un miglioramento della qualità del gioco.
Un altro tema forte nelle parole di Gavillucci riguarda l’uniformità di giudizio degli arbitri, che rimane un aspetto critico e spesso controverso. L’ex fischietto ha condiviso la sua opinione riguardo a quanto sia complicato ottenere coerenza nelle decisioni arbitrali, sostenendo che in Italia, a causa delle pressioni di calciatori e allenatori, la situazione possa risultare dannosa. Esempi pratici, come le lamentele del tecnico Paulo Fonseca, sottolineano la necessità di un auto-esame congiunto, dove talvolta i comportamenti dei giocatori attivano scelte di arbitraggio discutibili.
Gavillucci ha riferito come le proteste e le sceneggiate facciano parte di un contesto in cui si cerca di ottenere vantaggi, ma quest’atteggiamento non aiuta a migliorare il sistema di giustizia sportiva. Ha portato alla luce la questione dell’atteggiamento dei calciatori, suggerendo che in altre leghe, come la Premier League, tali atteggiamenti eccessivi sono meno comuni. Secondo Gavillucci, la gestione di queste situazioni di pressione richiede un cambio di mentalità da parte di tutti i protagonisti del gioco.
Gavillucci ha concluso il suo intervento parlando del futuro dell’arbitraggio e delle potenzialità che una corretta integrazione della tecnologia potrebbe avere. Ha evidenziato il paradosso per cui gli arbitri temono di dover ricorrere al VAR, sapendo che un loro errore potrebbe essere messo in discussione. Questo crea una tensione che può influenzare il loro operato.
Sottolineando gli sviluppi già in atto da parte della FIFA riguardo all’applicazione del challenge in tornei giovanili, Gavillucci ha ribadito come l’Italia, pioniera del VAR, abbia tutte le competenze per introdurre questa innovazione su scala più vasta. Potrebbe essere vantaggioso per le squadre inserire nei propri staff esperti arbitrali, magari ex arbitri, per facilitare l’implementazione di un sistema di challenge e la cultura dell’arbitraggio assistito.
In sintesi, affidare agli arbitri la possibilità di rivedere autonomamente le decisioni tramite monitor portatili o dispositivi simili sarebbe un passo avanti verso un sistema più giusto e fluido. Eliminare la necessità di una chiamata dall’esterno per le revisioni rappresenterebbe, secondo Gavillucci, un importante progresso nella qualità dell’arbitraggio sportivo.