Un periodo difficile per Erreà, il noto marchio di abbigliamento sportivo con sede a Parma. Dopo aver stipulato un contratto di sponsorizzazione e fornitura di abbigliamento tecnico con la Federazione Calcistica di Israele, l’azienda è stata travolta da una valanga di messaggi minatori e insulti. L’accordo, che è stato ufficializzato lo scorso 2 agosto a Tel Aviv, ha scatenato reazioni forti e contestazioni sui social media, rendendo altamente probabile una risoluzione della collaborazione già prima dell’inizio della sua piena operatività.
Minacce e boicottaggi: il clima teso attorno a Erreà
Dopo la divulgazione della notizia riguardo al contratto con la Federazione di Calcio di Israele, il brand parmense ha ricevuto centinaia di messaggi intimidatori attraverso varie piattaforme, tra cui Telegram e Instagram. Questi commenti esprimono contenuti violenti e di ben poco rispetto nei confronti del marchio e dei suoi rappresentanti. L’azienda era già conosciuta per il suo impegno nel supporto di realtà sportive sia italiane che estere, ma ora si trova a fronteggiare un clima di tensione mai visto prima.
L’aumento delle comunicazioni aggressive ha costretto i vertici di Erreà a prendere in considerazione la possibilità di annullare l’accordo, il quale era previsto in vigore dal 1 gennaio 2025 al 31 dicembre 2026. Le pressioni esterne e l’incertezza che gravano sul futuro della società hanno portato i responsabili a riflettere seriamente sulle implicazioni legali e morali della loro decisione.
La denuncia dell’azienda e l’intervento delle autorità
Il presidente di Erreà non ha presentato formale denuncia contro i messaggi ricevuti, ma ha comunque dotato di documentazione gli organi competenti, inclusi i carabinieri e le forze di polizia locali. È stato redatto un documento in cui si menzionano i contenuti offensivi ricevuti via email e sui social, correlando tali attacchi alla partnership con la Federazione calcistica israeliana. Questa situazione di crescente pericolo ha catturato l’attenzione della Digos di Parma, ora incaricata di indagare sull’argomento.
Le preoccupazioni dell’azienda riguardano principalmente l’aumento dell’incitamento al boicottaggio, che ha assunto proporzioni preoccupanti. Tanto più grave è la sensazione di insicurezza condivisa dai dirigenti e dai collaboratori di Erreà. La comunicazione aziendale evidenzia come il clima di paura possa compromettere l’incolumità di tutte le persone coinvolte nella compagine.
Rischi e delibere: la posizione della Federazione di Calcio di Israele
Il dibattito attuale sulla sponsorizzazione ha attirato l’attenzione anche del comitato di ordine e sicurezza pubblica, che ha valutato i rischi legati alla situazione. Ciò ha portato a incontri riservati tra i rappresentanti di Erreà e la Federazione calcistica israeliana, mentre il comune desiderio di capire come proseguire la collaborazione deve mettere sul piatto non solo considerazioni commerciali, ma anche di sicurezza.
Un messaggio diffuso in un gruppo Telegram ha messo in evidenza il sentire di alcuni gruppi che hanno espresso in modo esplicito la loro opposizione alla partnership, suggerendo azioni dirette, quali il boicottaggio dei negozi e della sede Erreà. Queste manifestazioni di ostilità non solo influenzano l’immagine del marchio, ma pongono anche interrogativi seri sulla responsabilità sociale delle aziende coinvolte in contesti geopolitici così disparati e delicati.
In attesa di chiarimenti finali, il 29 novembre rappresenta una data cruciale per Erreà e la Federazione di Calcio di Israele. Le decisioni che saranno prese nel breve periodo potrebbero cambiare il corso della cooperazione fra due entità che si trovano a fronteggiare sfide ben superiori a quelle previste inizialmente. La questione non è più soltanto economica, ma ha assunto connotati complessi di natura sociale e politica.