L’estate 2023 ha portato alla ribalta la drammatica questione della sicurezza nelle acque italiane, dove molti giovani perdono la vita a causa di incidenti che avrebbero potuto essere evitati con adeguate strategie di sorveglianza. Recenti salvataggi effettuati da bagnini e padri coraggiosi mostrano l’importanza di una vigilanza più efficace, mentre il dibattito su come migliorare la situazione si intensifica.
Un evento significativo è avvenuto recentemente, quando tre quattordicenni sono stati salvati tra le onde grazie all’azione rapida di Antonio Caterino, un bagnino di 19 anni, e di suo padre, un carabiniere. Questa situazione fortunata è stata un’eccezione, poiché purtroppo non si verifica frequentemente. Episodi simili, come gli annegamenti a Torre del Greco e Castel Volturno, fanno crescere la preoccupazione. Questi tragici eventi non sono isolati e segnalano una carenza di misure preventive e di educazione alla sicurezza in acqua.
Numeri inquietanti emergono da uno studio dell’Osservatorio per la prevenzione degli annegamenti, che evidenzia che su 66 annegamenti registrati in Campania tra 2015 e 2019, molti incidenti erano prevenibili. Recenti tragedie, come quella di Francesco Giordano a Battipaglia, che perdette la vita mentre cercava di salvare i suoi figli, dimostrano quanto sia fondamentale una sorveglianza adeguata. L’assenza di bagnini nelle spiagge libere e la mancanza di educazione al nuoto tra i giovani rendono questa situazione ancora più allarmante.
Fortunato Comparone, presidente della Società nazionale di salvamento, sottolinea la necessità di un monitoraggio attivo delle spiagge libere, spesso sprovviste di sorveglianza. Secondo la sua testimonianza, molte località costiere non adottano misure sufficienti per garantire la sicurezza, limitandosi ad esporre cartelli che avvertono della mancanza di bagnini. Questo comportamento espone gli utenti a rischi enormi, poiché anche piccoli imprevisti in acqua possono trasformarsi in situazioni tragiche.
Comparone esorta i Comuni a emettere bandi per il reclutamento di bagnini, anche attraverso le cooperative, al fine di migliorare la sicurezza in spiaggia. Tuttavia, questa pratica sembra essere poco diffusa e spesso le risorse vengono allocate in modo inadeguato. È sorprendente scoprire che nella maggior parte dei casi le spiagge libere non hanno personale addetto alla sicurezza, lasciando le famiglie a sperare nella buona sorte.
Un esempio emblematico delle problematiche esposte è Mappatella Beach, famosa per essere una delle più frequentate spiagge libere di Napoli. Qui, centinaia di bagnanti si radunano ogni giorno, ma sorprendentemente non c’è un solo bagnino presente per garantire la loro sicurezza. Nonostante i tentativi di comunicazione da parte della Società nazionale di salvamento con il Comune, non si è ancora trovato un accordo soddisfacente per migliorare la situazione.
L’assenza di personale formato e l’evidente insufficienza di risorse destinate alla salvaguardia della vita dei bagnanti pongono interrogativi importanti sulla responsabilità delle autorità locali. La presenza di bagnini nelle concessioni limitrofe non è sufficiente, poiché il numero è spesso inadeguato e non copre adeguatamente l’area della spiaggia libera. Ciò può creare una falsa sicurezza, facendo sì che i bagnanti siano ignari dei rischi a cui si espongono.
Un ulteriore aspetto fondamentale nel dibattito sulla sicurezza in acqua è l’importanza dell’educazione al nuoto e dei comportamenti responsabili. Comparone avverte che molti bagnanti non sanno nuotare correttamente e non sono preparati ad affrontare situazioni inaspettate. La mancanza di formazione sin dalla tenera età porta a comportamenti avventati, che possono avere conseguenze fatali.
Insegnare ai bambini a nuotare sin da piccoli è una misura cruciale per ridurre il numero di incidenti in acqua. La consapevolezza dei propri limiti è altrettanto essenziale; il mare può essere ingannevole e spesso si sottovalutano le sue insidie. I bagnini, purtroppo, hanno spesso un ruolo limitato e diventano impotenti di fronte a chi ignora le bandiere rosse o gli avvertimenti di sicurezza. Le istituzioni e le associazioni sportive devono collaborare per promuovere una cultura della sicurezza nelle attività acquatiche.