Negli ultimi anni, il numero di coppie che si confrontano con l’infertilità è aumentato esponenzialmente in Italia, mettendo in luce un tema ancora troppo avvolto nel silenzio e nei pregiudizi. Parlarne è cruciale, non solo per chi desidera diventare genitore, ma anche per fare informazione e sensibilizzazione su un tema di rilevante rilevanza sociale. Secondo il dottor Francesco Gebbia, esperto in medicina della riproduzione presso IVI Roma, affrontare l’infertilità come una patologia è fondamentale per garantire un percorso di cura nella massima serenità e senza sguardi giudicanti.
L’infertilità: una patologia da affrontare
L’infertilità non è soltanto un problema personale ma una condizione sanitaria che richiede un’attenzione adeguata, paragonabile ad altre malattie che reagiscono in modi diversi a stigmi e pregiudizi. È necessario un cambiamento di narrazione che aiuti coloro che affrontano questo percorso a sentirsi supportati e informati. Il dottor Gebbia sottolinea che “coloro che cercano una cura devono sapere che non è un vigore morale o una colpa, ma una patologia legittima.” I dati parlano chiaro: la medicina della riproduzione ha progressi notevoli, consentendo a molte coppie di realizzare il sogno di diventare genitori.
Affrontare l’infertilità richiede una consapevolezza diffusa, che deve essere accompagnata da un’educazione mirata sulla salute riproduttiva. Il drammatico incremento dei casi è legato a diversi fattori, tra cui lo spostamento dell’età per avere il primo figlio. Secondo studi recenti, l’età media di una donna al momento del parto è salita a 32,4 anni, oltre due anni rispetto al 1995. Questo cambiamento demografico ha un forte impatto sulla fertilità, nel senso che rimandare la maternità si traduce in una diminuzione significativa delle probabilità di concepimento. “Un’informazione tempestiva e adeguata potrebbe alleviare il carico emotivo per molte coppie,” evidenzia il specialista.
I numeri della fertilità in Italia
La realtà della fertilità in Italia è complessa e i numeri recenti rivelano un quadro preoccupante. In base alle statistiche, una donna trentenne ha circa il 69% di possibilità di rimanere incinta, ma questa percentuale scende di 5 punti percentuali per ogni anno di ritardo nella maternità. Approfondire questi aspetti deve diventare una priorità sociale, poichè attualmente l’Italia presenta una delle più basse natalità in Europa, un problema che si ripercuote trasversalmente sulle future generazioni.
Nicola Colacurci, ex professore di Ginecologia all’Università “Luigi Vanvitelli” di Napoli, durante un recente incontro ha evidenziato l’importanza di affrontare la questione fertilità sin da giovani, per evitare problemi futuri: “È essenziale che la decisione di diventare genitori avvenga nel momento di massima capacità riproduttiva.” Al momento, le statistiche mostrano che la fertilità potrebbe essere ridotta da una serie di fattori legati a uno stile di vita che non prende in considerazione le limitazioni legate all’età.
L’importanza della procreazione medicalmente assistita
La procreazione medicalmente assistita ha una funzione primaria nel contrastare il fenomeno della denatalità. Secondo il dr. Gebbia, la PMA ha contribuito a un notevole incremento della fertilità totale in Italia, con una crescita del 76% nel settore negli ultimi dieci anni. Questi risultati sono stati evidenziati in vari convegni e studi, come il programma Age-It dell’Università di Firenze, finanziato dal Pnrr.
Per ridurre il problema della denatalità, è necessario un intervento che va al di là di misure temporanee. “Occorre considerare la PMA nella sua totalità,” dice il dottore, “non si tratta soltanto di bonus, ma di fornire un accesso a servizi adeguati e di investire nella prevenzione e nella sensibilizzazione, rivolta in particolare ai giovani.” Questo dibattito si configura come parte integrante di un’attività fondamentale per la salute pubblica e dovrebbe guadagnare spazio nell’agenda politica del Paese.
Innovazioni nella preservazione della fertilità
Le attuali tecniche di riproduzione assistita stanno cambiando la vita di molte donne, offrendo opportunità che prima non erano possibili. Una delle novità più significative è il social freezing, che consente di congelare gli ovociti, garantendo una maggiore autonomia nella scelta di diventare madri. La vitrificazione degli ovociti o egg freezing è una tecnica innovativa che permette di conservare gli ovociti per un periodo indefinito, così da non vincolare la maternità all’età.
Il dr. Gebbia evidenzia che il momento ideale per procedere con queste tecniche è prima dei 35 anni: “Questo è il periodo critico per ottimizzare le possibilità di gravidanza in seguito.” Le celebri testimonianze di donne come la top model Bianca Balti, che ha scelto di garantire a sua figlia l’opzione del freezing, evidenziano quanto sia importante avere la libertà di decidere quando diventare madri, svincolando questa scelta da fattori esterni come relazioni o situazioni emotive.
L’aumento delle tecniche di conservazione della fertilità, che rispondono a necessità diverse — sia mediche che personali — sta crescendo anche in Italia, con un incremento del 25-30% dal 2016. Questa evoluzione è fondamentale, ma ulteriore comunicazione e informazione sono necessarie. È essenziale che ogni coppia possa affrontare consapevolmente la propria storia di genitorialità senza riflessioni superflue o rimorsi futuri.