Negli ultimi dieci anni, l’Italia ha assistito a una significativa erosione del tessuto commerciale urbano, con la chiusura di oltre 140.000 negozi al dettaglio. Questa situazione non solo influisce sull’economia, ma modifica anche il volto delle città, lasciando in molte aree strade e piazze deserte. La fotografia di questo dramma commerciale emerge chiaramente nel recente dossier “Commercio e servizi: le oasi nei centri urbani“, pubblicato da Confesercenti, che evidenzia la desertificazione commerciale in corso, colpendo 5.653 comuni, e causando una mancanza di servizi essenziali per milioni di cittadini.
Secondo le stime di Confesercenti, un numero preoccupante di piccole attività commerciali ha chiuso definitivamente, lasciando un vuoto innegabile nei comuni italiani. Tra le 140.000 aziende scomparse, circa 46.500 erano negozi “di base”, come alimentari, edicole e bar. Ciò si traduce in una media allarmante di circa 13 chiusure ogni giorno. Questo declino ha portato a una crescente difficoltà per oltre 3,8 milioni di persone, che non hanno più accesso a panetterie nelle vicinanze, mentre quasi 3,5 milioni non possono acquistare giornali nel loro comune.
La situazione risulta particolarmente grave nelle aree più piccole e isolate, dove le uniche attività in crescita sembrano essere tabaccherie e farmacie, che si sono trasformate in centri di servizi per compensare l’assenza di negozi fondamentali. La mancanza di un’offerta commerciale diversificata mina il tessuto sociale e commerciale delle comunità, rendendo difficile anche la socializzazione tra i cittadini.
In risposta all’allarmante declino del commercio, Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, ha sottolineato l’urgenza di un cambiamento di paradigma. Durante la presentazione del dossier, De Luise ha invocato un passaggio dalla ‘rottamazione’ del commercio alla sua rigenerazione, sostenendo che i negozi di vicinato devono essere considerati come delle “oasi” vitali nell’urbanistica delle città. La presidente ha fatto appello a provvedimenti concreti per sostenere le attività commerciali, richiedendo specificamente l’istituzione di una flat tax per nuovi imprenditori nelle aree colpite dalla desertificazione commerciale.
Inoltre, è stata avanzata la proposta di creare un Fondo per la rigenerazione urbana. Questo fondo, alimentato da risorse all’interno dell’attuale meccanismo di rottamazione e da un contributo delle grandi aziende del web, potrebbe fornire il sostegno necessario per il rilancio delle economie locali. De Luise ha insistito sulla necessità di intervenire anche sugli extraprofitti delle aziende online, per garantire una maggiore equità fiscale.
Il governo ha mostrato attenzione a queste problematiche, con il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che ha espresso apertura a collaborazioni su iniziative destinate a sostenere le piccole e micro imprese. A breve, sarà presentata una legge annuale dedicata a queste categorie nel consiglio dei ministri. Urso ha anche accennato a un imminente pacchetto di agevolazioni per il settore commerciale, con investimenti apportati nei settori dell’illuminotecnica e degli impianti di condizionamento.
La situazione attuale rappresenta una sfida impegnativa, ma anche un’opportunità per incentivare riforme e sostenere nuove iniziative commerciali, che potrebbero ridare vitalità alle comunità italiane. Con il corretto approccio strategico e un’efficace collaborazione tra governo e commercianti, potrebbe essere possibile invertire una tendenza che minaccia la sostenibilità economica dei comuni. L’attenzione verso le criticità del settore è un primo passo cruciale per affrontare una crisi commerciale che coinvolge cittadini e imprenditori.