Crisi dei medici di base in Italia: quasi 20 milioni di cittadini senza assistenza entro il 2026

La questione della diminuzione dei medici di base in Italia sta assumendo toni allarmanti. Secondo le proiezioni dei sindacati, entro il 2026 tra i 15 e i 20 milioni di italiani potrebbero rimanere senza un medico di famiglia, a causa di un numero di pensionamenti che non trova riscontro in nuovi ingressi. Nonostante ci siano medici disponibili, la maggior parte opta per specializzazioni più remunerative, abbandonando così il ruolo di medico di base. L’analisi di questo fenomeno mette in luce come il mercato del lavoro nel settore sanitario si stia trasformando, con il rischio di compromettere il sistema di assistenza primaria.

Un futuro senza medici di base

Il problema della carenza di medici di base è aggravato da una proiezione inquietante: il numero di pensionamenti annuali supera di gran lunga la disponibilità di nuovi medici. Silvestro Scotti, segretario della Fimmg, indica che circa 4.000 medici di base si ritireranno ogni anno, ma le borse di studio per formare nuovi medici sono sottodimensionate. Infatti, le attuali circa 2.000 borse annuali non coprono nemmeno il fabbisogno. La situazione è così critica che si stima che oltre il 40% delle borse rimanga scoperta nei concorsi. Questa carenza non si limita ad alcune aree, ma è un fenomeno in crescita anche nelle regioni centrali e meridionali.

La mancanza di attrattività della professione è un altro aspetto fondamentale. Nuove generazioni di medici si mostrano sempre più riluttanti a intraprendere carriere nel settore della medicina generale, preferendo specializzazioni che garantiscono guadagni superiori. Specializzazioni come dermatologia o medicina estetica sembrano attirare l’interesse della maggior parte dei laureati, mentre le figure di pronto soccorso e medicina di famiglia restano sempre più in ombra. Questo cambiamento crea un divario critico tra le aspettative di assistenza sanitaria primaria e la disponibilità effettiva di professionisti.

Le sfide quotidiane dei medici di famiglia

La vita di un medico di base è spesso paragonata a una guerra. Salvatore Caiazza, medico di famiglia a Quarto, mette in evidenza le difficoltà quotidiane. Le liste d’attesa per esami e visite si allungano, creando stress sia nei pazienti che nei medici. La frustrazione cresce quando i medici si trovano a dover gestire un carico di lavoro insostenibile. Spesso il medico di famiglia diventa il primo, e a volte l’unico, punto di contatto per la salute di un cittadino, ma le responsabilità e le aspettative sono sempre più pesanti.

Il danno provocato dalla crisi è evidente non solo su scala locale, come nel caso di Frattamaggiore, dove mancano sette medici, ma anche in contesti più ampi. In molte aree, i cittadini sono costretti a cercare assistenza in comuni limitrofi, con il rischio di trattamenti negligenti. Le soluzioni attese da parte del governo paiono lontane dall’essere attuate, e la sensazione è quella di un sistema sanitario che si sta sfaldando.

Il nuovo mercato del lavoro per i medici

Una trasformazione significativa ha colpito il mercato del lavoro medico dopo la pandemia da COVID-19. Le opportunità di lavoro sono mutate, spostando l’attenzione dai contratti collettivi nazionali a contratti individuali e gettonisti. Questo cambiamento ha portato a un aumento considerevole nello stipendio per coloro che operano come “gettonisti”, i quali possono guadagnare fino a 6.000 euro al mese per prestazioni a chiamata. In confronto, un medico di base guadagna mediamente poco più di 3 euro a visita.

Questa disparità ha inevitabilmente spinto molti medici a considerare con favore altre opportunità lavorative, abbandonando così il ruolo di medici di famiglia. Nonostante gli appelli da parte delle istituzioni per stimolare il ritorno alle cure primarie, le azioni concrete latitano. Le proposte come l’aumento del carico massimo di pazienti per medico a 2.500 o l’introduzione di un sistema a prestazione oraria nelle case di comunità sembrano più delle soluzioni temporanee che risposte effettive alla crisi.

Un futuro incerto per la sanità pubblica

Davanti a questa crisi si pongono interrogativi fondamentali sul futuro della sanità pubblica in Italia. Coloro che restano nel sistema sanitario sono messi alla prova in un contesto di crescente malcontento e stress. La carenza di personale e le pressioni economiche stanno creando un ambiente non sostenibile per i medici di base. Con una percentuale crescente di cittadini privi di assistenza sanitaria stabile e di qualità, il sistema sembra sempre più in difficoltà.

  • mentre i tempi per l’implementazione di politiche che favoriscano la stabilizzazione del personale sanitario sembrano lunghi e incerti, l’inefficienza del sistema sanitario potrebbe costringere le persone a cercare soluzioni private costose.* Un trend che, se dovesse continuare, potrebbe comportare la disgregazione definitiva del prestigioso Sistema Sanitario Nazionale italiano, un vanto del paese. La situazione richiede attenzione urgente e interventi appropriati da parte delle autorità competenti per garantire un’assistenza sanitaria adeguata per tutti.
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Filippo Grimaldi