La situazione attuale dell’Associazione Italiana Calciatori segna un punto critico nella storia del sindacato che ha difeso i diritti dei calciatori italiani per decenni. Giuseppe Dossena, ex campione mondiale dal 1982, espone un problema serio che ha risvegliato l’attenzione su una questione apparentemente trascurata: l’assenza dei calciatori dalla nuova edizione del famoso album di figurine Panini. Questo cambiamento rappresenta non solo un fatto storico, ma anche un segnale allarmante riguardo alla situazione economica e al futuro dell’Aic.
La battaglia contro l’assenza dei calciatori dall’album Panini
La vicenda che coinvolge l’Aic e Panini risale a un contratto siglato tra la Lega Serie A e la nota casa editrice, valido dal luglio dello scorso anno. La presentazione della nuova edizione dell’album di figurine, avvenuta recentemente negli uffici della Lega nel cuore di Milano, ha riacceso i riflettori su un accordo che ha escluso l’Aic dalla sua consueta quota di introiti. Per quasi sei decenni, i calciatori hanno avuto un ruolo centrale nella celebrazione di questo prodotto editoriale, ma quest’anno per la prima volta le loro immagini non troveranno spazio.
Dossena sottolinea l’importanza di questo incasso, che negli anni passati ha rappresentato una fonte cruciale di finanziamento per l’associazione, superando i 16 milioni di euro in epoche passate. Oggi, a causa di queste scelte, si stima che l’Aic rischi di incassare solo un contributo marginale dalla FIGC . L’assenza di questi fondi mette a repentaglio la sostenibilità economica dell’organizzazione, rendendola vulnerabile e dipendente dai contributi esterni, cosa che mina profondamente la sua autonomia e capacità di agire in difesa dei diritti dei calciatori.
Il silenzio dei calciatori e le preoccupazioni sul futuro dell’Aic
Un aspetto preoccupante della situazione attuale è il silenzio dei calciatori, che Dossena definisce “assordante”. È fondamentale che i tesserati, attuali ed ex, si facciano sentire di fronte a una situazione che Dossena considera vergognosa. Il rischio, a suo avviso, è che l’Aic si trasformi in un organo privo di forza e indipendenza, costretto a dipendere dal “buon cuore” di chi occupa la presidenza della federazione.
Dossena si interroga sulle conseguenze di questa dipendenza, chiedendosi quale possa essere il futuro dell’associazione se non si attivano per salvaguardare i propri diritti e la propria autonomia. La situazione è ancor più drammatica se si considera che il fondatore Sergio Campana, che ha dato vita a questa istituzione, osserva il declino di quella che era la sua ambizione. La mancanza di una voce forte per contrastare un simile disastro rappresenta un campanello d’allarme per tutti coloro che hanno a cuore la difesa dei calciatori e, più in generale, il loro benessere.
Interrogativi sulla cessione dei diritti dei calciatori
Una questione centrale sollevata da Dossena riguarda i diritti individuali dei calciatori e il modo in cui sono stati ceduti alla Serie A. Qual è stato il compenso per questa cessione? Ha beneficiato l’Aic o solo chi ha operato alle spalle di questa decisione? La mancanza di trasparenza in questo processo solleva dubbi sostanziali, lasciando pesanti interrogativi sul ruolo di FIGC in questa vicenda.
La dipendenza finanziaria dall’ente federale non solo mina l’autonomia dell’Aic, ma la costringe a sostenere senza riserve ogni decisione presa dai vertici federali. In questa lotta tra istituzione e responsabilità, emergono due categorie chiave: coloro che si battono per garantire i diritti dei calciatori e coloro che non riescono a vedere oltre i propri interessi immediati. È una questione che va ben oltre l’economia; è una questione di dignità professionale e di rispetto per il lavoro dei calciatori, sempre lontani dall’attenzione che meritano.