
Dalila Di Lazzaro festeggia una storica vittoria per le adozioni, riflettendo sulle sue esperienze e battaglie passate nel 2025
Dalila Di Lazzaro: Un’emozione di gioia e dolore
Dalila Di Lazzaro, attrice e attivista, vive un momento di profonda emozione in seguito alla recente sentenza della Corte Costituzionale italiana, che ha aperto le porte all’adozione di minori stranieri in situazione di abbandono anche per le persone singole. “Oggi piango perché non ho potuto dare a un bambino straniero la possibilità di avere una famiglia. Ma il mio cuore è colmo di gioia, perché finalmente questa battaglia ha trovato il suo compimento”, ha dichiarato all’ANSA, riflettendo su un percorso lungo e difficile.
Una vita dedicata a una causa
La Di Lazzaro, che ha dedicato gran parte della sua vita a questa causa, ricorda con nostalgia e determinazione le sue lotte. “Sono passati quasi 40 anni da quando ho iniziato a combattere per questo diritto. Negli Stati Uniti, ho visto tante persone avere la possibilità di adottare e dare conforto a bambini abbandonati. Volevo che anche in Italia si potesse fare lo stesso, ma non è stato facile”, ha raccontato, evidenziando la frustrazione che ha accompagnato il suo impegno.
Un dolore personale
La sua storia personale è segnata da una tragedia: la morte del figlio Christian in un incidente stradale nel 1991. “Dopo quella perdita, ho sentito il bisogno di aprire il mio cuore a un’altra creatura in difficoltà. Ma spesso mi dicevano: ‘Hai già avuto un figlio, non puoi sostituirlo’. Queste parole mi ferivano profondamente”, ha aggiunto, rivelando il dolore che ha vissuto nel tentativo di cambiare una legge che considerava obsoleta.
Legami speciali con i bambini
Nel corso degli anni, Dalila ha visitato numerosi orfanotrofi, dove ha instaurato legami speciali con i bambini. “Ogni volta che andavo via, piangevo. Questi piccoli si aggrappavano ai miei vestiti, e per me era uno strazio”, ha raccontato, sottolineando quanto fosse forte il suo desiderio di aiutare. “Ho portato avanti questa battaglia per tutte le mamme e le persone di buona volontà che desideravano avere questa possibilità. Ho lottato per chi mi chiedeva di farlo, ma ho ricevuto solo dei rifiuti”, ha proseguito.
Una lotta oltre i confini
Non si è limitata a combattere in Italia; ha anche cercato supporto a Bruxelles, sperando di aprire una strada per una nuova legislazione. “Questa lotta mi è costata molto, sia in termini economici che personali. Ho dedicato dieci anni della mia vita a questa causa, ma poi ho dovuto fermarmi a causa di un grave incidente che mi ha lasciato con fratture e un dolore cronico“, ha concluso, riflettendo su un percorso che, nonostante le difficoltà, ha finalmente portato a un cambiamento significativo nel panorama delle adozioni in Italia.