La situazione giuridica della ministra del Turismo, Daniela Santanchè, si complica ulteriormente: è stata rinviata a giudizio per falso in bilancio. Le accuse si riferiscono ai conti di Visibilia Editore, una società da lei fondata e dalla quale ha rinunciato alle cariche nel 2022. Questa vicenda ha attirato l’attenzione pubblica e mediatica, evidenziando un potenziale “disegno criminoso” che coinvolge non solo la Santanchè, ma anche altre 16 persone. La gup di Milano, Anna Magelli, ha deciso di far procedere il caso, accogliendo le richieste della procura meneghina.
Chi sono gli imputati e quali sono le accuse
A processo insieme a Daniela Santanchè ci sono diverse figure di rilievo che hanno ricoperto ruoli importanti in Visibilia Editore. Tra gli imputati figurano il compagno Dimitri Kunz, la sorella Fiorella Garnero, la nipote Silvia Garnero e l’ex compagno della ministra, Canio Giovanni Mazzaro. Queste persone, secondo l’accusa, hanno avuto un ruolo significativo nella gestione della società e sono ora chiamate a rispondere di un possibile crimine finanziario. Oltre alle persone fisiche, anche la società Visibilia srl, attualmente in liquidazione, figura tra gli imputati.
La decisione della giudice Magelli di accettare il patteggiamento di Federico Celoria, ex consigliere di gestione, e di altre due società coinvolte, ha portato a una sanzione amministrativa per queste entità. È chiaro che l’indagine ha radici profonde, partendo da sospetti sollevati da soci di minoranza, tra cui il finanziere Giuseppe Zeno, che ha intrapreso un’azione legale come parte civile insieme ad altri azionisti.
Il focus dell’indagine: i bilanci di Visibilia Editore
L’indagine è incentrata sui bilanci di Visibilia Editore dal 2016 al 2022, periodo durante il quale si suppone che gli amministratori abbiano occultato informazioni cruciali per ingannare gli investitori e garantire profitti ingiustificati. Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano è stato incaricato di esaminare se ci fosse stato un comportamento deviato da parte di chi rivestiva ruoli di responsabilità.
Le contestazioni più gravi riguardano l’iscrizione, nei bilanci della società, dell’avviamento, cioè il valore intrinseco della società, per cifre che variano da oltre 3,8 milioni a circa 3,2 milioni di euro. Questo avviamento, secondo l’accusa, non sarebbe stato adeguatamente svalutato, nonostante sia già nel 2016 necessaria un’accurata revisione delle stime. Tali manovre potrebbero aver portato a una distorsione della realtà economica di Visibilia Editore, rendendo difficoltoso per gli investitori comprendere la vera situazione della società.
Ripercussioni politiche e ulteriori sviluppi legali
La decisione della gup di Milano segna solo l’inizio di una serie di procedimenti legali che potrebbero avere impatti significativi sulla carriera politica di Daniela Santanchè. La prossima data cruciale è fissata per il 29 gennaio, quando la Cassazione sarà chiamata a decidere riguardo alla competenza del caso: la giurisdizione di Milano o quella di Roma. Santanchè è accusata anche di truffa aggravata ai danni dell’INPS per la questione della cassa integrazione di Visibilia durante la pandemia.
A complicare ulteriormente la situazione, la ministra è sotto indagine anche per bancarotta, con riferimento al fallimento della Ki Group srl, un’altra delle sue società. A dicembre scorso, anche Bioera, un’altra compagnia del suo gruppo, ha subito una liquidazione giudiziale. Le indagini su questi aspetti riservano al momento numerosi interrogativi sulla gestione finanziaria delle società collegate alla ministra, gettando un’ombra preoccupante sul suo futuro.