Daniele Orsato, ex arbitro di calcio di ieri, si prepara a intraprendere una nuova avventura dedicata alla formazione dei giovani talenti. Con un passato di successi alle spalle, Orsato riflette sulle sue esperienze e sulle sfide che ha affrontato, tra cui la mancata partecipazione alla finale di Euro 2024. Attraverso un’intervista a La Gazzetta dello Sport, l’ex fischietto condivide le sue considerazioni riguardo al futuro dell’arbitraggio e alla sua intenzione di contribuire alla crescita di nuove generazioni.
Il rifiuto di una carriera prolungata
La decisione di non continuare
Daniele Orsato avrebbe potuto continuare la sua carriera da arbitro per un altro anno. Il designatore arbitrale Gianluca Rocchi gli aveva infatti offerto la possibilità di restare attivo, ma Orsato ha scelto di declinare questa opportunità. La motivazione principale dietro questa decisione è stata la volontà di non sottrarre spazio e opportunità a colleghi più giovani. “L’arbitraggio è un mondo in continua evoluzione e credo sia giusto dare la precedenza ai giovani,” ha dichiarato.
Inoltre, c’è un legame personale che ha influito su questa scelta: Orsato aveva promesso a sua madre che si sarebbe ritirato una volta raggiunta una certa età. Questo fattore emotivo ha creato un contesto in cui la sua decisione ha assunto un significato più profondo, evidenziando l’importanza dei legami familiari nelle scelte professionali.
Un capitolo importante della sua vita si sta chiudendo, dando spazio a una nuova missione: formare e istruire aspiranti arbitri, mettendo a disposizione la sua vasta esperienza. Orsato è convinto che i giovani arbitri possano trarre beneficio dall’apprendere direttamente da chi ha vissuto l’arbitraggio ai massimi livelli.
Formazione e nuovi orizzonti
L’insegnamento come obiettivo primario
Orsato ha espresso un forte desiderio di insegnare, sottolineando l’importanza del trasferimento di conoscenze e competenze alle nuove generazioni. “Credo che i giovani abbiano bisogno di un Orsato,” ha affermato, suggerendo che la sua esperienza possa offrire spunti preziosi per chi si avvicina a questa professione. Sebbene non abbia interesse a rivestire ruoli come designatore o presidente, la sua ambizione è focalizzata sulla formazione.
Inoltre, Orsato si è detto in attesa di un riscontro dall’Associazione Italiana Arbitri , a cui ha presentato una proposta incentrata su aspetti tecnici più che politici. La sua attesa è caratterizzata da un atteggiamento di disponibilità e impegno nei confronti della causa arbitrale. L’ex arbitro desidera contribuire attivamente al miglioramento del livello di preparazione degli arbitri in Italia, cosciente di quanto sia cruciale la figura del direttore di gara nel calcio contemporaneo.
La volizione di dedicarsi all’insegnamento dimostra anche una certa lungimiranza, poiché gli arbitri di oggi affrontano sfide diverse rispetto al passato, come l’adozione del VAR e la necessità di una preparazione continua nelle strategie del gioco.
Riflessioni sulla carriera e sul VAR
La mancata finale di Euro 2024
Uno dei temi centrali dell’intervista riguarda la mancata designazione per la finale di Euro 2024. Pur confessando di essere dispiaciuto per non aver avuto l’opportunità di arbitrare l’evento, Orsato ha chiarito di non nutrire rancore nei confronti del direttore dell’AIA, Roberto Rosetti. La scelta di Rosetti di designarlo per una finale di Champions League rappresenta, per Orsato, un riconoscimento significativo della sua carriera.
In merito all’uso del VAR , Orsato ha sottolineato che non è stato un nemico, bensì uno strumento utile, se usato correttamente. “Il VAR non è la mia kryptonite,” ha dichiarato, esplicitando come l’utilizzo del monitor fosse per lui motivo di riflessione e autoanalisi piuttosto che di debolezza. “Quando dovevo consultare il monitor, era perché c’era qualcosa che avevo perso,” ha osservato, evidenziando la responsabilità che un arbitro ha nel decidere con equità e competenza.
Orsato ha infine concluso la discussione sul VAR con un’affermazione che riflette il cambiamento epocale che ha subito il gioco: “Col VAR, non si sbaglia più.” In questo modo, ha mostrato la sua apertura verso le innovazioni che trasformano il mondo dell’arbitraggio, dimostrando il desiderio di rimanere al passo con i tempi, pur mantenendo il focus sulla qualità del gioco e sull’integrità della professione.