Nell’ambito del calcio italiano, Daniele Orsato ha rappresentato una figura di spicco per anni, come arbitro di Serie A. In un’intervista concessa a Repubblica, Orsato ha affrontato diverse tematiche riguardanti le recenti voci che lo vorrebbero coinvolto in un progetto in Russia, oltre a condividere la sua visione per il futuro dell’Associazione Italiana Arbitri . Questo articolo offre un approfondimento sul suo pensiero e sulle sfide che il mondo arbitrale si trova ad affrontare.
Daniele Orsato ha recentemente smentito le speculazioni riguardanti un suo possibile impiego con la Federazione Russa. Secondo quanto dichiarato, gli era stata proposta una posizione come esperto arbitrale in un panel prestigioso. Sebbene abbia trovato l’invito lusinghiero, ha scelto di declinare. “Assolutamente no”, ha affermato, evidenziando come la situazione socio-politica attuale non fosse in linea con i suoi principi. La decisione è stata guidata da una forte etica personale, radicata sia nella sua carriera sportiva che nella vita privata.
Orsato ha sempre fatto dell’integrità uno dei fulcri della sua carriera. Il suo rifiuto di unirsi alla Federazione Russa dimostra una chiara volontà di allineare le proprie scelte professionali con i valori che ha mantenuto nel corso degli anni. L’arbitro ha altresì sottolineato l’importanza di orientare le proprie energie verso un progetto associativo in Italia, mirando a contribuire al miglioramento dell’AIA.
La stagione attuale rappresenta la prima in cui Orsato non è presente in campo dal 2006. Molti tifosi si sono chiesti perché, nonostante avesse ancora la possibilità di arbitrare, abbia deciso di smettere. In merito a ciò, Orsato ha evidenziato come, nell’arbitraggio, la componente mentale sia fondamentale per garantire prestazioni di alto livello. Dopo aver raggiunto molti dei suoi obiettivi, ha notato una diminuzione di quegli stimoli.
Daniele Orsato ha espresso il desiderio di intraprendere nuove sfide professionali in un contesto diverso, cercando di attuare una transizione significativa nel suo percorso di vita. La decisione di smettere di arbitrare non è stata motivata da una mancanza di capacità, ma dalla volontà di esplorare nuove opportunità in un ruolo tecnico e associativo all’interno dell’AIA.
Un tema ricorrente nell’intervista è stato il conflitto interno che affligge l’Associazione Italiana Arbitri. Orsato ha sottolineato la necessità di una guida forte e coesa per risolvere le problematiche attuali, esprimendo il suo punto di vista sulla leadership necessaria per affrontare questa fase critica. La sua esperienza nel campo lo pone in una posizione privilegiata per valutare cosa sia richiesto in un organismo così complesso e articolato.
Secondo Orsato, la soluzione ai problemi dell’AIA passa per un presidente che possa unire competenze gestionali e visione strategica. L’ex arbitro ha sottolineato l’importanza di formare un ambiente in cui i problemi associativi e politici siano separati dalla gestione sportiva. Questo approccio renderebbe più sostenibili e praticabili i progetti tecnici futuri, fondamentali per il progresso dell’organizzazione.
L’intervista ha sollevato interrogativi anche sull’impatto del VAR nel mondo arbitrale. Orsato lo ha descritto come uno strumento cruciale per minimizzare gli errori durante le partite. Tuttavia, ha messo in guardia contro il rischio che il VAR possa sostituire il giudizio umano anziché supportarlo.
L’ex arbitro ha ribadito l’importanza di formare nuove generazioni di arbitri capaci di prendere decisioni autonome e consapevoli, integrando l’ausilio del VAR senza dipendere unicamente da esso. A suo avviso, il VAR dovrebbe rimanere un supporto e non un sostituto delle capacità decisionali degli arbitri, in quanto ci sono situazioni in cui la tecnologia non è in grado di fornire risposte certe. Questo equilibrio tra tecnologia e competenza umana sarà fondamentale per il futuro dell’arbitraggio.