Daniele Ventre, filologo e docente di latino e greco presso il Liceo Classico Vittorio Emanuele-Garibaldi di Napoli, ha recentemente ricevuto importanti riconoscimenti per la sua traduzione in versi dell’Odissea. Con questo lavoro ha portato avanti la sua passione per l’epica antica, contribuendo a una rivalutazione della poesia omerica in un contesto editoriale che tende a privilegiare le versioni in prosa. Dette riconoscimenti, tra cui il premio Gregor Von Rezzori e il premio Geiger, sottolineano l’importanza del suo approccio filologico e la sua ricerca di una traduzione che mantenga l’identità originale del testo.
un filologo che sfida le convenzioni
Daniele Ventre non è un traduttore qualunque. La sua traduzione dell’Odissea, pubblicata da Ponte alle Grazie, si distingue per la cura con cui riproduce i versi greci originali attraverso l’uso di esametri italiani. L’autore rivendica la sua scelta non come un capriccio, ma come un atto di fedeltà a una forma poetica caratterizzata da tecniche compositive orali storiche. Ventre sottolinea che un poeta orale, grazie a un apprendistato lungo anni, può comporre opere vaste come l’Odissea senza dipendere dalla scrittura, mantenendo vive le tradizioni di un’epoca in cui la poesia era una pratica viva e collettiva.
Un segno distintivo della sua traduzione è la ricerca di riflessioni sui temi attuali attraverso la struttura classica del testo. Ventre analizza come la traduzione in versi permetta di preservare il ritmo e la melodia intrinseci. Togliere questa musicalità dal testo, sostiene, equivarrebbe a snaturarlo, privandolo della sua essenza poetica.
il valore della traduzione per i giovani
Secondo Ventre, il modo in cui viene presentato l’epico alla gioventù è spesso fuorviante. L’uso di traduzioni in prosa, che tenta di romanzare opere classiche come l’Odissea, riduce a zero l’importanza della cadenza poetica. Il filologo avverte che gli studenti che leggono solo versioni semplificate rischiano di non ricevere un’interpretazione completa dell’opera. In un contesto in cui la cultura viene frequentemente banalizzata, è fondamentale recuperare una dimensione che non solo trasmetta contenuti ma coinvolga emotivamente i lettori.
Ventre critica anche le pratiche educative che non pongono enfasi sulla musicalità della lingua. Alcuni insegnanti tentano di avvicinare la poesia antica ai giovani attraverso performance recitative, enfatizzando il ritmo. Questa combinazione di traduzione e performance è vista come un buon approccio, contrapposto alla proliferazione di traduzioni così dette d’uso, che relegano l’esperienza alla mera lettura.
il legame tra poesia e cultura contemporanea
Interessante è la relazione che Ventre stabilisce tra la tradizione poetica omerica e la cultura moderna, in particolare il fenomeno del rap. L’autore sostiene che il modo in cui i rapper improvvisano e presentano le loro opere ha in comune le tecniche utilizzate dagli aedi greci. Entrambi, sia gli antichi poeti che i rapper moderni, condividono l’arte dell’improvvisazione, basandosi su strutture ritmiche simili. Questo parallelismo non è solo un’osservazione superficiale; Ventre esamina come tali forme artistiche abbiano il potere di trasmettere valori e narrazioni culturalmente rilevanti.
Il risvolto antropologico è notevole, poiché Ventre suggerisce che, in un eventuale collasso della civiltà, il rap potrebbe evolversi in una nuova forma di poesia orale, simile a quella di Omero. Questa prospettiva invita a riflettere sul valore della traduzione e della performance opera senza tempo, proponendo una visione di continuità culturale che attraversa i secoli.
l’importanza di una nuova didattica nelle scuole
A chiudere il discorso, Ventre si sofferma sulle sfide attuali nella didattica della poesia antica, sottolineando il declino della capacità traduttiva tra i giovani. A suo avviso, le scuole si sono trasformate in istituzioni orientate alla mera produzione di certificati, non di competenze. Quest’approccio ha un impatto negativo non solo sulle abilità linguistiche, ma anche sull’identità culturale degli studenti, molti dei quali trovano difficoltà ad apprezzare il valore della tradizione classica.
Parallelamente, il docente osserva una diffusa svalutazione del liceo classico, che, nonostante il suo valore formativo, viene spesso giudicato come inutile. In questo contesto, la sua traduzione dell’Odissea e l’impegno per una didattica coinvolgente diventano degli atti di resistenza culturale, mirati a valorizzare una forma di poesia che ha un peso ed un significato che trascende il tempo. La lotta di Ventre è dunque quella di far risuonare l’eco della tradizione, continuando a intrecciare il passato con il presente, affinché le voci dell’epica non vengano dimenticate, ma restino fonte di ispirazione per le generazioni future.