L’analisi della devianza minorile nel distretto di Napoli rivela trend preoccupanti che richiedono attenzione e interventi mirati. Il convegno “Devianza minorile a Napoli: quali risposte” ha fornito uno spazio di riflessione per comprendere meglio la situazione attuale, denunciando un incremento dei reati gravi nel contesto giovanile, accanto alla crescente necessità di strategie preventive.
Un aumento inquietante dei reati minori
Maria Rosaria Covelli, presidente della Corte d’Appello di Napoli, ha aperto il convegno con dati che dipingono un quadro allarmante della devianza giovanile. Secondo le sue affermazioni, nel distretto di Napoli si è registrato un raddoppio dei reati più gravi, tra cui omicidi, rapine e riduzioni in schiavitù. Tali statistiche sono eclatanti e costituiscono un segnale di allerta per tutte le istituzioni coinvolte nella tutela della minorità .
L’intervento di Covelli ha messo in luce la correlazione tra l’aumento della devianza e il consumo di sostanze stupefacenti, alcol e armi, un fenomeno che coinvolge oltre 900.000 ragazzi in Italia, pari a circa il 40% della popolazione scolastica. Questo dato, inquietante di per sé, viene ulteriormente amplificato da un incremento del 10% a livello nazionale dei reati collegati all’uso di droghe. La Corte d’Appello di Napoli ha emesso più di 100 misure cautelari nel solo ultimo anno, un significativo aumento rispetto alle circa 50 dell’anno precedente, un chiaro indicatore della gravità della situazione.
La risposta del sistema giudiziario
Il magistrato Covelli ha sottolineato che, nonostante l’innalzamento della devianza, le istituzioni giuridiche stiano rispondendo con tempestività . Nel corso dell’anno passato, il tribunale dei minori di Napoli ha visto l’apertura di 150 processi, di cui 11 coinvolgenti ragazzi posti in misure cautelari, e questo è un indicativo della rapidità con cui il sistema giudiziario sta operando. Gli esiti di tali cause sono rapidamente risolti, con le sentenze che hanno spesso ricevuto conferma in Cassazione e che si traducono in condanne significative e dure.
Tuttavia, la presidentessa della Corte d’Appello ha messo in evidenza un aspetto cruciale: la pena, così come è attualmente applicata, non sembra in grado di fungere da deterrente efficace per evitare ripetizione di reati. Nonostante l’apparato repressivo funzioni, il mantenimento di comportamenti devianti tra i giovani resta un problema irrisolto. Questo pone interrogativi profondi sulle strategie da adottare per affrontare la devianza minorile in modo multidimensionale.
La necessità di una maggiore prevenzione
Maria Rosaria Covelli ha concluso il suo intervento con un appello in direzione della prevenzione. “L’unico faro che ci deve guidare è quello della prevenzione,” ha affermato, sottolineando che l’impegno deve essere collettivo e coinvolgere non solo l’apparato giudiziario ma anche la comunità in generale, le famiglie e le scuole.
La sensazione diffusa durante il convegno è che la chiave per affrontare fermamente la questione della devianza minorile risieda in un approccio proattivo, che miri a prevenire il fenomeno prima che emergano comportamenti problematici.
L’aumento delle iscrizioni al tribunale per la responsabilità genitoriale, con oltre 300 nuovi casi nel solo ultimo anno, evidenzia ulteriormente la crescente complessità della vita familiare e le sfide che pone nella formazione dei giovani. È quindi essenziale sviluppare programmi educativi e di supporto che possano indirizzare i ragazzi verso scelte di vita positive e lontane da comportamenti di illegalità e devianza.
In questo contesto, il ruolo delle istituzioni, dell’educazione e della comunità appare più cruciale che mai, nel tentativo di contenere e invertire la tendenza crescente della devianza tra i più giovani.