La questione dell’autonomia differenziata continua a suscitare aspre discussioni in Italia, in particolare in merito alle modifiche legislative proposte dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Durante la recente presentazione degli emendamenti alla legge Calderoli, De Luca ha sottolineato la volontà di trovare un dialogo costruttivo con le forze politiche, lanciando un appello a evitare il referendum se venissero accolti i cambiamenti suggeriti.
Vincenzo De Luca ha chiarito la posizione della Campania, sottolineando che la regione è stata tra le prime a sollevare obiezioni alla legge sull’autonomia differenziata. Il governatore ha riferito di aver avviato un ricorso alla Corte Costituzionale e di aver raccolto firme per il referendum. Tuttavia, ha specificato che l’intento della Campania non è quello di impegnarsi in battaglie ideologiche, ma piuttosto di portare avanti una proposta concreta per modernizzare l’Italia.
De Luca ha insistito sulla necessità di una “burocrazia zero” come pilastro per il progresso italiano. Sottolineando i feedback positivi che ha ricevuto durante i suoi incontri con gli imprenditori del Nord, ha evidenziato che la necessità di affrontare il tema della sburocrazia è stata riconosciuta da Milano a Treviso. Queste interazioni hanno evidenziato un terreno di unità nazionale piuttosto che una divisione tra regioni.
Nel corso della presentazione della proposta di legge, De Luca ha esposto chiaramente i punti fondamentali, evidenziando come quest’ultima combatta la rappresentazione negativa del Sud come inefficiente e disamministrato. Attraverso le sue proposte, il governatore si è posto l’obiettivo di elevare l’immagine della Campania, puntando a un’Italia unita e forte.
Un aspetto cruciale delle sue proposte riguarda la formazione dei Livelli Essenziali di Prestazione . De Luca ha rilevato una violazione di quanto originariamente garantito dal ministro Calderoli, cioè che l’autonomia non si sarebbe concretizzata senza la definizione dei Lep. Il governatore ha proposto che nessun passo in avanti venga fatto senza aver preventivamente definito e finanziato tali livelli, tenendo conto della necessità di standardizzare i servizi essenziali a livello nazionale.
Nel discorso, De Luca ha tratteggiato una serie di richieste mirate a migliorare la situazione sanitaria della Campania. Tra le proposte spiccano il divieto di attivare contratti regionali per la sanità e l’istruzione pubblica, reclamando che tali contratti rimangano sotto il controllo nazionale. Allo stesso tempo, ha evidenziato le disparità nel riparto dei fondi nazionali per la sanità, chiedendo un’allocazione equa delle risorse per tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione.
Il governatore ha messo in evidenza che la Campania risulta penalizzata con un deficit di circa 200 milioni di euro annui, un’anomalia che persiste da decenni e influisce negativamente sull’assistenza sanitaria locale. Inoltre, ha richiesto l’accantonamento di una percentuale dallo stanziamento nazionale per affrontare emergenze future e un’equa distribuzione del personale sanitario per migliaia di abitanti, evidenziando come il numero di operatori sanitari in Campania sia significativamente inferiore rispetto alle regioni del Nord.
Questi interventi riflettono un intento chiaro di De Luca: accrescere l’efficienza e garantire pari diritti ai cittadini, riconsiderando la narrazione attualmente prevalente riguardo al Sud e creando un percorso di dialogo che incentivi la collaborazione tra le varie regioni.