A Santa Maria Capua Vetere, dieci persone sono state iscritte nel registro degli indagati dalla locale Procura. Tra i coinvolti spiccano nomi di dirigenti pubblici e imprenditori, con sospetti di corruzione e concussione legati a un presunto sistema di gestione degli appalti. Questo nuovo filone d’inchiesta si inserisce in un contesto già in fase di approfondimento per atti illeciti, comprendendo anche il consigliere regionale Giovanni Zannini.
Le indagini e i nomi noti coinvolti
L’inchiesta ha attirato l’attenzione mediatica per le personalità coinvolte, tra cui il presidente della Provincia di Caserta, Giorgio Magliocca, che riveste anche il ruolo di sindaco di Pignataro Maggiore. Le accuse si concentrano su un sistema che prevede il rilascio di appalti in cambio di tangenti, un contesto che riporta alla luce pregiudizi già noti nel settore. La Procura ha avviato accertamenti mirati che hanno portato all’iscrizione di dieci nomi nel registro degli indagati. Tra questi, si trovano Gerardo Palmieri, dirigente del settore Viabilità e Trasporti della Provincia, e Clara Di Patria, architetto del medesimo ente. La dimensione della vicenda è amplificata dalla presenza di imprenditori influenti, come Cosimo Rosato, la cui posizione è al centro delle indagini.
Perquisizioni e strategie investigative
I carabinieri del Reparto territoriale di Aversa, che operano in coordinamento con le indagini già esistenti sul caso Zannini, hanno condotto undici perquisizioni mirate per raccogliere prove. Le operazioni hanno interessato gli uffici della Provincia e le residenze private degli indagati, portando a una raccolta significativa di documentazione. Per Giorgio Magliocca, sono state effettuate due perquisizioni: la prima nei suoi uffici a Caserta e la seconda nella sua città natale, Pignataro Maggiore. Questa fase investigativa è cruciale per la Procura, che sta cercando di stabilire connessioni dirette tra le azioni dei dirigenti e gli appalti concessi. Le perquisizioni hanno come scopo quello di verificare la reale portata della corruzione e di chiarire le responsabilità individuali all’interno di un sistema consolidato.
Le accuse specifiche e il ruolo degli imprenditori
Nel mirino degli inquirenti figura l’imprenditore Cosimo Rosato, accusato di aver ottenuto un appalto dal valore di 250 mila euro tramite la mediazione di funzionari provinciali. Secondo le indagini, Rosato avrebbe offerto 40 mila euro per sponsorizzare una squadra di calcio dilettantistica di Vitulazio, utilizzando questi fondi per coprire le spese legate all’allenatore e allo staff tecnico. Anche Adolfo Raimondo è tra gli indagati per aver ricevuto un subappalto non autorizzato da Rosato, suggerendo ulteriori irregolarità nella gestione degli appalti. L’imprenditore Gianpaolo Benedetti, anch’egli accusato, sarebbe coinvolto in un’operazione simile, avendo beneficiato di affidamenti in cambio di denaro destinato alla squadra di calcio sostenuta dal presidente provinciale. Le contestazioni rappresentano una grave accusa di collusione tra privati e pubblica amministrazione.
I responsabili delle indagini e le prospettive future
Le indagini sono coordinate dai sostituti procuratori Gerardina Cozzolino e Giacomo Urbano, sotto la supervisione del procuratore Pierpaolo Bruni. Il pool di magistrati si occupa di reati contro la Pubblica amministrazione e sta affrontando una delle questioni più delicate dell’amministrazione locale. In questo contesto, il risultato delle indagini potrebbe avere un impatto significativo sulla governance locale, evidenziando la necessità di maggiore trasparenza e integrità nel settore pubblico. La Procura, con il suo operato, mira a riaffermare la legalità e combattere la corruzione, seguendo un percorso intrapreso per garantire una gestione sana e responsabile degli appalti pubblici.