La questione dell’inclusività all’interno delle scuole è un tema di grande attualità, eppure spesso si scontra con la dura realtà di situazioni inaccettabili. A Nocera Inferiore, una madre ha sollevato il velo su una serie di episodi di discriminazione nei confronti del proprio figlio, un bambino con difficoltà motorie, svelando un quadro che fa riflettere sull’inadeguatezza delle strutture scolastiche nel garantire i diritti di tutti gli studenti.
Il 21 ottobre scorso, si è svolta una gita a Roma che avrebbe dovuto rappresentare un momento di gioia per tutti gli studenti. Carmela Contursi, madre del bambino disabile, aveva chiesto che fosse utilizzato il contrassegno per disabili, in modo da permettere al figlio di accedere alla zona a traffico limitato. Questo accorgimento avrebbe ridotto notevolmente il tragitto a piedi, garantendo così la partecipazione del bambino. La risposta del dirigente scolastico, però, è stata affermativa ma fuorviante: il programma sarebbe stato “adeguato ai partecipanti”, delegando la decisione al bambino stesso, con l’inevitabile rischio di dover affrontare oltre due chilometri a piedi. Questo migliaio di metri non è solo una questione di distanza, ma implica un vero e proprio ostacolo nell’accesso alle attività scolastiche.
Oltre all’incresciosa gita a Roma, una serie di problemi ha afflitto la vita scolastica del ragazzo. A seguito di un intervento chirurgico, il bambino ha dovuto restare lontano dalla scuola per diversi mesi. Gli è stato impedito di seguire le lezioni a causa dell’inaccessibilità dell’aula. È stato solo dopo ripetute sollecitazioni da parte della madre che l’istituto ha deciso di trasferire la classe al piano terra, una soluzione che, sebbene tardiva, ha finalmente reso possibile la frequenza scolastica del bambino. La frustrazione di una madre che lotta per garantire i diritti del proprio figlio è palpabile, nel contesto di una comunità che appare sorda di fronte a tali ingiustizie.
La difficoltà di accesso alle attività scolastiche non si è fermata alla gita. Recentemente, durante la recita di Natale, il bambino si è trovato di nuovo escluso, dal momento che l’evento si è svolto in un locale inaccessibile. Questo rappresenta non solo un’ingiustizia per lui, ma mostra anche una mancanza di pianificazione da parte dell’istituzione scolastica. Le celebrazioni, che dovrebbero essere momenti di condivisione, diventano così teatro di esclusione e marginalizzazione.
A fronte di questa serie di episodi, la famiglia ha deciso di agire, contattando il deputato Francesco Emilio Borrelli, esponente di Alleanza Verdi-Sinistra. Borrelli ha espresso la sua piena solidarietà e ha manifestato la necessità di chiarimenti da parte della scuola: “La vita scolastica dovrebbe essere contraddistinta dall’inclusività e dall’eliminazione di differenze,” ha dichiarato il politico. L’appello è chiaro: le barriere architettoniche e le disuguaglianze sociali devono essere abbattute, affinché nessun bambino venga lasciato indietro. La speranza è che si faccia finalmente luce su questa situazione critica, e che si riconosca l’importanza di una vera inclusione per tutti gli studenti, a prescindere dalle loro condizioni.