Nel contesto della IV Giornata Internazionale di Studi sulla Linguistica e l’Economia, svoltasi a Castel Capuano, è emerso un tema di rilevante attualità: la disparità di trattamento legata alla riforma della giustizia tributaria, introdotta dalla legge 130/2022. Eduardo Maria Piccirilli, dottore commercialista e giudice tributario presso la Corte di Giustizia Tributaria di Salerno, ha annunciato un ricorso al Tar volto a porre fine a questa discriminazione. In questo articolo, esploreremo le implicazioni legali e pratiche della riforma e le reazioni degli esperti del settore.
La legge 130/2022 e le sue conseguenze
La legge 130/2022 ha modificato significativamente il panorama della giustizia tributaria in Italia, creando una distinzione tra giudici di provenienza magistratuale e giudici di provenienza professionale. Prima di questa riforma, i giudici tributari erano selezionati attraverso un concorso pubblico basato unicamente sui titoli posseduti. Questo sistema garantiva una rappresentanza equilibrata tra magistrati e professionisti esperti, come avvocati e commercialisti, nella risoluzione delle questioni tributarie.
In particolare, la legge ha stabilito che la nomina dei giudici deve avvenire esclusivamente tra i magistrati togati, escludendo di fatto i giudici provenienti dal mondo professionale. Questo cambiamento ha suscitato preoccupazioni sulla capacità del sistema di garantire equità e giustizia, riducendo il contributo di esperti che lavorano quotidianamente con questioni fiscali e tributarie. Piccirilli ha sottolineato che tale discriminazione potrebbe avere un impatto negativo sull’efficacia del sistema tributario, in quanto l’esperienza pratica di professionisti del settore risulta fondamentale per garantire decisioni più equilibrate e informate.
Il ricorso al Tar: un’azione necessaria?
Il ricorso annunciato da Piccirilli rappresenta una risposta diretta a questa situazione di disparità. Secondo le sue dichiarazioni, l’obiettivo è contestare la legittimità della legge 130/2022 e ripristinare il principio di equità nella nomination dei giudici tributari. La questione non è solo giuridica, ma tocca anche aspetti di giustizia sociale, dal momento che le decisioni dei giudici tributari influenzano direttamente la vita dei cittadini e delle imprese.
L’azione legale, che verrà presentata il 2 dicembre, mette in luce un crescente malcontento all’interno della comunità professionale che teme che l’esclusione dei giudici professionisti possa compromettere l’integrità del sistema giudiziario tributario. Ci sono già state mobilitazioni e dibattiti pubblici al riguardo, in una fase in cui è cruciale ascoltare tutte le voci che compongono questo settore.
Le reazioni dalla comunità legale
La notizia del ricorso ha generato un’ampia discussione tra i professionisti del diritto, che si sono espressi riguardo alle implicazioni della riforma. Molti avvocati e commercialisti, nonché associazioni di categoria, hanno manifestato preoccupazione riguardo a come la legge 130/2022 possa limitare la rappresentatività e l’efficienza della giustizia tributaria. Le opinioni variano, ma un elemento comune è l’accordo sull’importanza della diversità dei background professionali all’interno della magistratura tributaria.
In particolare, si è discusso dell’impatto che questa riforma avrà sulla formazione dei giovani professionisti e sulla loro carriera. La preoccupazione è che, privando il sistema della competenza di esperti di settore, si crei un divario formativo che eventualmente si riverbererà sulla qualità delle decisioni giudiziarie.
La IV Giornata Internazionale di Studi ha quindi funto da palcoscenico non solo per il dibattito accademico, ma anche per le istanze e le necessità di una categoria professionale in cerca di risposte. Con il ricorso al Tar ormai imminente, ci si aspetta che la questione continui a far parlare di sé nei prossimi mesi, mentre il dibattito sull’equità nella giustizia tributaria rimane aperto.