La diocesi di Napoli, sotto la guida dell’arcivescovo Don Mimmo Battaglia, ha recentemente presentato due importanti iniziative che si pongono l’obiettivo di supportare i giovani e le persone in difficoltà. Con la creazione dell’associazione “Chiesa di Napoli ETS” e della Fondazione “Napoli Centro”, si apre una nuova frontiera per l’engagement sociale, abilitando l’accesso a fondi pubblici e privati e a risorse della Caritas. In attesa dell’ordinazione a cardinale da parte di Papa Francesco, prevista per il 7 dicembre, Don Battaglia si mostra determinato a stimolare un’azione collettiva che coinvolga tutte le istituzioni locali.
Nel corso di un evento tenutosi a Largo Donnaregina, le nuove entità organizzative sono state illustrate dai loro responsabili. La “Chiesa di Napoli ETS” avrà alla presidenza Don Mimmo Battaglia e una struttura direttiva composta da Don Gennaro Matino e Gennaro Pagano. Tra i progetti immediati in programma c’è “Casa Bartimeo”, destinata a diventare un punto di riferimento per l’accoglienza e l’inclusione, situata al Corso Umberto, in una zona di grande affluenza di persone vulnerabili. Suor Marisa Petrella, direttrice della Caritas di Napoli, ha sottolineato l’importanza di queste iniziative. La struttura, concessa dall’Ordine dei Frati Minori, includerà posti letto per l’ospitalità notturna, appartamenti per famiglie e ambulatori medici gestiti da volontari.
Il finanziamento per queste iniziative arriverà sia da donazioni individuali che da enti privati, tra cui la Fondazione Grimaldi e la Fondazione Con il Sud. Un supporto significativo arriva anche dalla Regione Campania, che ha patrocinato un altro progetto culturale portato avanti dalla Fondazione “Napoli Centro”: il MUSEO DIOCESANO DIFFUSO , un’iniziativa volta a valorizzare il patrimonio culturale delle chiese chiuse di Napoli. Questa strategia mira a creare un museo che si estenda in tutta la città, dando nuova vita a luoghi di culto dimenticati.
In un contesto sociale delicato, segnato da episodi di violenza giovanile, Don Mimmo Battaglia ha espresso la necessità di porre i giovani tra le priorità dell’azione pastorale. A seguito di tragici eventi che hanno coinvolto giovanissimi, l’arcivescovo ha ribadito l’importanza di lavorare per il miglioramento delle condizioni sociali dei ragazzi. Obiettivo degli sforzi sarà anche quello di stabilire collaborazioni con scuole e famiglie per promuovere un ambiente di crescita e inclusione. Suor Marisa ha dichiarato che i recenti avvenimenti dovrebbero servire da stimolo per elaborare progetti specifici ed efficaci.
Durante il lancio delle nuove realtà, Battaglia ha fatto un invito chiaro: è fondamentale che tutte le componenti della società, comprese le istituzioni locali, si uniscano per combattere la povertà e la violenza. L’assenza del Comune di Napoli durante l’evento è stata notata con preoccupazione, e l’arcivescovo ha sottolineato l’importanza di superare l’isolamento e di costruire una rete solida, facendo dell’assistenza ai più vulnerabili la priorità di tutti.
Don Battaglia non ha lesinato critiche verso le istituzioni locali durante la presentazione di queste iniziative. Citando la triste realtà della violenza giovanile, ha richiamato le istituzioni della città a non voltare le spalle ai problemi urgenti. In particolare, l’arcivescovo ha citato i funerali di Emanuele Tufano e Santo Romano come simboli di una crisi profonda, ribadendo che l’assenza di rappresentanti delle autorità locali in questi momenti di dolore evidenzia una mancanza di impegno collettivo.
La chiamata alla collaborazione è stata un tema centrale dell’evento. Battaglia ha insistito sul fatto che il progresso non può avvenire senza un dialogo attivo tra tutte le parti in gioco. Ognuno è invitato a contribuire e a farsi parte attiva in questo nuovo cammino verso una Chiesa più aperta e inclusiva, pronta a rispondere alle sfide contemporanee. “Soltanto camminando uniti e con un forte spirito di solidarietà, potremo restituire dignità e speranza ai nostri ragazzi e ai poveri,” ha concluso l’arcivescovo.
Questi nuovi progetti non solo promettono di apportare un cambiamento tangibile nella vita delle persone più fragili ma rappresentano anche un messaggio forte e chiaro di inclusione e responsabilità sociale per l’intera comunità di Napoli.