I vichi di Napoli sono un universo inconfondibile di umanità e bellezza. Tra questi ve n’è uno, piccolo e stretto, ma tanto straordinario…
Napoli, con la sua rete di strade strette e tortuose, è un mosaico di storia, cultura e tradizione che racconta la vita urbana attraverso i secoli.
I vicoli di Napoli sono il cuore pulsante della città. Qui, tra gli abiti baciati dal sole, l’eco delle voci e il profumo inconfondibile della cucina napoletana, si respira l’aria autentica di una comunità vivace e accogliente.
Ogni vicolo custodisce segreti, leggende e opere d’arte nascoste offrendo uno spaccato unico della vita quotidiana di Napoli, dove passato e presente si fondono in un’atmosfera ricca di vitalità.
In particolare, esiste una strada strettissima, piena di misteri e storia. Scopriamolo insieme..
Fatti e curiosità sul vicolo del Pendino
Chi visita Napoli non può non esplorare la storia, i misteri e i segreti del Pendino di Santa Barbara, una delle strade più strette e affascinanti di Napoli, e della Taverna del Cerriglio, un luogo da decenni portatore di squisite prelibatezze per i palati di napoletani e non.
Scala medievale nel cuore del centro storico, tra i quartieri San Giuseppe e Porto, il Pendino presenta i “vasci” di Napoli, che prendono il nome dalla chiesa di Santa Barbara, ed è famoso per le sue pendici, le edicole votive e per il suo ruolo nelle Quattro Giornate di Napoli, di cui è stato principale palcoscenico nella famosa azione di rivalsa contro le forze naziste. Con il termine “Pendino” si intende la strada in discesa che un tempo conduceva al mare. La scalinata è stata raffigurata in celebri opere letterarie da parte di autori quali Curzio Malaparte e Matilde Serao, ovvero rispettivamente “La pelle” e “Il ventre di Napoli”.
Il legame con grandi artisti
Nei pressi del Pendino si trova Vico del Cerriglio, considerata la via più stretta della città. Qui sorgeva (e sorge tutt’ora) la storica Taverna del Cerriglio, attiva fin dal XIII secolo e frequentata da artisti e intellettuali come Giambattista Basile e Benedetto Croce. L’osteria è famosa anche per l’aggressione avvenuta nel 1609 nei riguardi del pittore Caravaggio, il quale venne colpito al volto da quattro assalitori mentre usciva dal ristorante.
Oggi la Taverna ha riaperto i battenti, preservando la sua atmosfera storica e offrendo ai visitatori un’esperienza che ricorda il passato artistico e culturale di Napoli (ma anche il suo peculiare presente), con menu abbondanti e tradizionali. Le sue mura, che mantengono intatte l’originaria struttura e le inferriate, ospitarono personaggi come Giambattista Della Porta, Giulio Cesare Cortese,il canonico Carlo Celano e Antonio Genovesi (oltre ai sopraccitati Croce, Basile e Caravaggio).