Le elezioni statunitensi non incidono solo sulla politica interna, ma hanno ripercussioni su scala globale. Durante un seminario di geopolitica, esperti e analisti si sono riuniti per discutere come l’elezione di Donald Trump possa influire sull’economia italiana, in particolare sul meridione e sul mercato delle esportazioni. Organizzato dalla Fondazione Banco di Napoli presso il Palazzo Ricca, l’incontro ha ospitato Bill Emmott, noto economista e già direttore di The Economist, e altri diversi esperti.
Nel corso del seminario, è emerso come la politica estera e commerciale dell’amministrazione Trump possa ripercuotersi sul panorama economico internazionale. L’economia statunitense ha mostrato segnali di cambiamento già prima dell’elezione, con le aspettative di un ritorno delle politiche di dazi. Secondo Emmott, le decisioni che si prendono nello studio ovale della Casa Bianca hanno un impatto diretto sui mercati globali, suggerendo la creazione di nuove alleanze e l’impatto dei dazi sull’export italiano, già messo a dura prova dalle nuove tendenze economiche.
L’Italia, con la sua forte tradizione di esportazione, si prepara ad affrontare una sfida significativa. Mentre il Paese registra una crescita diffusa e un export che colpisce mercati emergenti, la politica commerciale americana potrebbe modificare le strategie aziendali. L’incontro ha sottolineato che, nonostante un aumento previsto del 3,59% delle esportazioni meridionali nel 2024, la prospettiva di un 15% di diminuzione verso gli Stati Uniti non è da sottovalutare. Questo evidenzia la necessità di ristrutturare i mercati di riferimento e diversificare le opportunità commerciali per mantenere la competitività.
Al seminario, il viceministro Edmondo Cirielli ha ribadito l’importanza della negoziazione con gli Stati Uniti. Secondo lui, l’Italia, essendo uno dei principali esportatori globali, deve perseguire un accordo che eviti l’imposizione di dazi penalizzanti. Ha sottolineato che la situazione attuale richiede un impegno collettivo per affrontare pratiche commerciali scorrette e dumping, sottolineando l’importanza di un equilibrio tra protezione del mercato e apertura al commercio.
Cirielli ha anche evidenziato come l’elezione di Trump possa essere vista come un’opportunità, invitando a una maggiore responsabilizzazione dell’Europa nei confronti delle sue funzioni politiche e militari. L’approccio del nuovo governo statunitense, secondo lui, potrebbe rappresentare una spinta per rivedere e potenziare gli investimenti in difesa e consolidare la posizione dell’Europa nella geopolitica globale.
Al seminario sono emerse opinioni significative riguardo al futuro della geopolitica europea. Mario Monti, senatore e ex primo ministro, ha separato la prospettiva americana dalle necessità europee, suggerendo che gli Stati Uniti stanno iniziando a trattare questioni internazionali con meno coordinamento rispetto al passato. Monti ha affermato la necessità di un maggiore impegno da parte dell’Unione Europea per sviluppare strategie autonome, in particolare all’interno della Nato, per affrontare le sfide globali in modo più coeso.
Il dibattito ha messo in luce il crescente bisogno di riflessione e azione da parte dell’Europa, considerando le sue potenzialità economiche. La complessità del panorama geopolitico richiede una nuova visione, che non solo consideri l’impatto delle elezioni negli Stati Uniti, ma anche i profondi cambiamenti nelle relazioni internazionali e la crescente multipolarità. L’incontro si è concluso con la consapevolezza comune della necessità di un dialogo continuativo tra esperti e istituzioni per affrontare le sfide emergenti.