Emanuele Calaiò parla di sicurezza e rispetto nel calcio: le problematiche delle istituzioni italiane

La recente partecipazione di Emanuele Calaiò al programma “Tifosi Napoletani” ha acceso un vivace dibattito sulle problematiche legate alla sicurezza negli stadi italiani e alle misure adottate dalle istituzioni. Nel suo intervento, Calaiò ha affrontato il tema della responsabilità dei tifosi e delle differenze con le pratiche di sicurezza in altre leghe europee, in particolare la Premier League britannica.

Le problematiche della sicurezza negli stadi italiani

La disciplina dei tifosi: un confronto Italia-Inghilterra

Durante la trasmissione condotta da Gennaro Montuori, Calaiò ha sottolineato come la questione della sicurezza negli stadi non riguardi solo una specifica area geografica, ma sia un problema che affligge il calcio italiano nel suo complesso. Secondo il calciatore, esiste una netta differenza tra come gli incidenti vengono gestiti in Italia rispetto a quanto avviene in Premier League. Mentre nel campionato inglese si applicano misure rigorose e immediate nei confronti dei tifosi che si comportano in modo inadeguato, in Italia le istituzioni tendono a essere più lente e meno efficaci nel prendersi le proprie responsabilità.

Nel Regno Unito, per esempio, se un tifoso commette un reato, il sistema di sorveglianza e le policy rigorose portano immediatamente all’inibizione a vita dall’accesso agli stadi. Questa pratica è supportata da un sistema di videosorveglianza in grado di identificare i trasgressori in tempo reale. Calaiò lamenta invece la mancanza di misure simili in Italia, dove ci si trova spesso di fronte a situazioni di impunità.

L’importanza di un approccio sistemico alla sicurezza

Calaiò ha ribadito che il problema non risiede solo nei tifosi infrazionisti, ma anche nella mancanza di un coordinamento efficace tra le istituzioni responsabili della sicurezza. La presenza del Casms, il Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive, è stata messa in discussione da Calaiò, il quale ha sostenuto che nel momento in cui si verificano atti violenti o comunque non consentiti, gli organi preposti dovrebbero essere più attivi e preparati.

L’ex calciatore ha portato un esempio concreto, quello dell’accesso limitato di oggetti innocui come le bottigliette d’acqua all’interno degli stadi, mentre altri materiali pericolosi riescono a sfuggire ai controlli. Un’inefficienza che, secondo Calaiò, mette in luce l’urgenza di implementare un sistema di sicurezza più efficiente e attento alle reali necessità degli eventi sportivi.

La disparità di trattamento tra i club

L’esempio di Genoa e Sampdoria

Un altro punto centrale del discorso di Calaiò è stata la disparità di trattamento che si osserva tra i vari club in situazioni problematiche. Portando il caso del Genoa, dove è stata decretata la chiusura dello stadio a causa di eventi violenti, l’ex attaccante ha sollevato la questione del perché non venga applicata la stessa severità in altre situazioni simili, come quella verificatasi con la Sampdoria.

Questa apparente incoerenza nelle decisioni delle autorità solleva interrogativi sulla giustizia e sull’applicazione delle norme di sicurezza. Calaiò ha messo in evidenza come la perdita di opportunità di assistere a eventi sportivi debba essere accompagnata da una gestione equa e coerente delle regole, per evitare di penalizzare i tifosi che si comportano in modo corretto.

La differente gestione delle sanzioni non fa altro che perpetuare un clima di confusione e di insoddisfazione tra i tifosi, i quali si sentono abbandonati dalle istituzioni vigenti. Calaiò ha chiuso il suo intervento rimarcando la necessità di un cambio di passo per garantire un futuro più sicuro e rispettoso negli stadi italiani, affinché possano tornare a essere luoghi di festa e di sportività.

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Redazione