Emergenza apicoltura in Campania: la Vespa orientalis mette in pericolo gli alveari

Il panorama apistico campano è in preallerta per il crescente attacco della Vespa Orientalis, comunemente chiamata Calabrone Orientale. Questo insetto, nei suoi esemplari adulti, può raggiungere i 3 centimetri di lunghezza e sta compromettendo seriamente la salute degli alveari. Con un quarto di oltre 100 mila alveari nell’area, gli apicoltori si trovano a fronteggiare una battaglia difficile contro un predatore che mette a rischio non solo la produzione di miele, ma anche la biodiversità locale.

L’invasione della vespa orientalis

La Vespa Orientalis non è una novità per il territorio meridionale, ma in questi ultimi anni ha conosciuto un’espansione preoccupante. Questo imenottero predatore, dall’aspetto distintivo con una colorazione rossastra e parti giallo-sulfuree, ha trovato nei cambiamenti climatici il contesto ideale per riprodursi con rapidità. La sua colonizzazione ha raggiunto in particolare le pendici del Vesuvio e le zone costiere, ma si sta rapidamente spostando verso l’alto casertano e il salernitano interno, aggravando la situazione per gli apicoltori campani.

Questa specie non si limita a predare le api in volo, ma è in grado di intrufolarsi all’interno degli alveari, annientando intere colonie. La competizione tra la Vespa Orientalis e le api mellifere ha annientato un significativo numero di alveari, portando a gravi preoccupazioni da parte degli esperti del settore. Riccardo Terriaca, direttore del Gruppo Apistico Paritetico Volape, evidenzia come queste dinamiche siano il risultato di un cambiamento negli habitat naturali e di condizioni climatiche che favoriscono la proliferazione di questo predatore.

Il drammatico impatto sull’apicoltura

La Campania, che conta circa 2000 apicoltori e oltre 100 mila alveari, è ora in grave difficoltà. Con il 25% dei suoi alveari attaccati dalla Vespa Orientalis, le conseguenze si fanno sentire drammaticamente. Ogni alveare può contenere fino a 70 mila api, e le perdite sono tangibili. Le api diventano prede facili per i calabroni e, allo stesso tempo, le colonie rimaste hanno paura di uscire dai propri nidi per cercare nettare. Questo comportamento porta a una grande diminuzione della raccolta di polline, creando un ciclo di debilitazione tra le api.

Gli apicoltori, per cercare di mantenere in vita le colonie, devono intervenire con nutrizioni di soccorso. Tuttavia, le spese aggiuntive e le riduzioni della produzione di miele stanno creando una vera e propria crisi tra gli apicoltori locali. La frustrazione è palpabile: “Siamo sostanzialmente disarmati,” afferma Terriaca, evidenziando la mancanza di supporto e di tecniche di contenimento per fronteggiare questo predatore.

La necessità di ricerca e interventi mirati

La situazione richiede urgentemente l’intervento di esperti e ricercatori. La Vespa Orientalis, oltre a danneggiare le api, ha un impatto sull’intero ecosistema, poiché si sposta anche su coltivazioni di frutta come l’uva, causando ulteriore preoccupazione tra gli agricoltori. Solo una ricerca mirata, condotta da istituzioni come la Facoltà Veterinaria di Napoli e il CNR di Portici, potrà fornire soluzioni concrete.

Al momento, non ci sono risposte scientifiche solide e il supporto economico richiesto dagli apicoltori è assente. È necessario un impegno congiunto tra associazioni apistiche e istituzioni regionali per trovare strategie di contenimento efficaci contro la Vespa Orientalis, proteggendo così non solo la produzione di miele, ma anche l’ecosistema locale, che dipende dalla salute delle api. La prospettiva di una soluzione appare lontana, ma la determinazione degli apicoltori nel difendere il loro lavoro e la loro passione resta forte.

Published by
Valerio Bottini