Nella scia della recente chiusura della Casa Circondariale femminile di Pozzuoli, circa 80 detenute sono state trasferite alla Casa Circondariale di Secondigliano “P. Mandato”. Queste operazioni di trasferimento hanno sollevato interrogativi e preoccupazioni riguardo le condizioni di vita all’interno di un sistema penitenziario già messo a dura prova. L’associazione “Antigone Campania” ha compiuto verifiche ed ha denunciato le criticità che colpiscono le donne detenute, accentuando il dibattito sulla giustizia penale e sulle misure di riforma necessarie.
Il passaggio delle detenute dalla Casa Circondariale di Pozzuoli alla struttura di Secondigliano non è stato solo un semplice spostamento fisico, ma ha evidenziato le lacune organizzative all’interno del sistema penitenziario campano. Circa 40 donne sono state collocate in un’area al piano terra, precedentemente destinata a detenuti semiliberi ed ex art. 21, mentre altre 40 stanno iniziando il loro percorso all’interno della struttura.
Questo trasferimento è avvenuto in risposta a necessità emergenziali che, purtroppo, hanno portato a una ricaduta sui diritti delle detenute. Non si tratta solo di una questione logistica; la qualità della vita detentiva ha un impatto diretto sulla salute mentale e fisica delle donne coinvolte.
Il trasferimento ha costretto le donne a dover affrontare un improvviso cambiamento delle loro condizioni detentive. Le testimonianze raccolte dalla rappresentanza di Antigone Campania rivelano un quadro preoccupante: l’assenza di attività trattamentali adeguate ha causato un aumento dei disagi, creando una situazione di profondo malessere. È evidente come spazi angusti e una mancanza di opportunità di socializzazione abbiano un impatto devastante sulla loro dignità e benessere.
Attraverso visite effettuate nello scorso mese, i rappresentanti dell’associazione Antigone hanno potuto constatare di persona le problematiche che affliggono la sezione femminile del carcere di Secondigliano. Uno dei punti più critici evidenziati è l’assoluta carenza di attività trattamentali. Questo vuoto lascia le detenute a trascorrere ore interminabili nelle loro celle, generando malessere e un senso di impotenza.
Una condizione così insostenibile può portare a un deterioramento delle relazioni interpersonali e a un peggioramento della salute mentale, fattori questi ultimi spesso trascurati all’interno delle carceri. È fondamentale che il sistema penitenziario garantisca la riabilitazione e l’inclusione sociale delle detenute, altrimenti si rischia di compromettere definitivamente il loro reinserimento nella società.
Oltre alla mancanza di attività, è emerso un altro problema significativo: le difficoltà comunicative con le famiglie e i figli minori delle detenute. Le segnalazioni riferiscono che le donne affrontano serie limitazioni, sia nell’accesso alle comunicazioni ordinarie che straordinarie. La compressione di questi diritti fondamentali non rende giustizia ai legami familiari, cruciali per il benessere emotivo delle detenute. Le separazioni forzate rappresentano un ulteriore onere che si somma a un’esistenza già segnata dalla detenzione.
Un aspetto cruciale segnalato durante le visite da parte di Antigone è l’assenza di docce all’interno delle celle. Le condizioni igieniche sono una preoccupazione seria in ogni contesto carcerario, e il fatto che le detenute di Secondigliano debbano fare i conti con docce insufficienti rappresenta un ulteriore aggravante per la loro dignità e salute personale. Le scarse strutture comuni devono essere ripensate e ampliate per garantire standard di vita dignitosi.
Queste problematiche sono il risultato di una gestione emergenziale che non tiene conto delle reali esigenze delle donne detenute. Il ripristino di diritti e dignità è essenziale per il corretto funzionamento della giustizia penale e dell’intero sistema carcerario. La mancanza di attenzione verso le esigenze delle detenute va contro i principi fondanti della rieducazione e potrebbe pregiudicare l’efficacia stessa del sistema penitenziario nel lungo periodo. La strada da percorrere è lunga e richiede interventi strutturali e riforme profonde nel sistema penale e carcerario.