Un recente episodio di estorsione nel mondo dello spaccio di droga sta catturando l’attenzione dell’opinione pubblica e delle forze dell’ordine. Il gruppo criminale capeggiato da Antonio Mezzero, ex ras dei Casalesi, ha tentato di impadronirsi del mercato degli stupefacenti nel Casertano, cercando di estorcere denaro a due narcotrafficanti attivi a Grazzanise e nei comuni limitrofi. Questa notizia evidenzia la continua presenza della criminalità organizzata nell’area e il tentativo di ristrutturazione delle sue attività.
Antonio Mezzero, scarcerato dopo quasi 24 anni di reclusione, sta tentando di ricostruire una rete di affari illeciti legata al clan dei Casalesi, specificamente alle frange Schiavone e Zagaria. Seppur recentemente tornato in libertà, Mezzero ha avviato contatti nel mercato degli stupefacenti, mostrando un’immediata volontà di riprendere il controllo delle attività illecite. Secondo quanto emerso dalle indagini, gli inquirenti sono riusciti a ricostruire il tentativo di estorsione attraverso diverse intercettazioni telefoniche che rivelano un clima di paura e intimidazione caratteristico del contesto camorristico in cui opera.
Il tentativo di ingresso di Mezzero nel mercato della droga è stato accompagnato da minacce e intimidazioni nei confronti di coloro che si opponevano alle sue richieste. Un episodio significativo riguarda una giovane coppia, la quale, dopo aver rifiutato di abbandonare la propria abitazione, ha visto la propria automobile data alle fiamme. Questo comportamento evidenzia non solo il metodo intimidatorio utilizzato dal gruppo, ma anche la totale assenza di scrupoli da parte dei suoi membri per mantenere il controllo del territorio.
L’estorsione nei confronti dei narcotrafficanti si è caratterizzata da una richiesta di tangenti per la concessione di protezione e per il diritto di operare nel mercato locale. Durante una conversazione intercettata il primo ottobre 2021, uno dei narcotrafficanti ha verbalmente confermato che nel contesto attuale “non si può fare più niente”, alludendo alla pressione esercitata da Mezzero e dalla sua banda. La richiesta di pagamento ha generato un clima di tensione e incertezza tra i vari operatori del settore, riflettendo la strategia di intimidazione adottata dal gruppo.
L’intercettazione fornisce dettagli cruciali sul meccanismo di estorsione: un personaggio, identificato come Daviduccio Grasso, ha svolto un ruolo centrale nella richiesta di pagamento, confermando il legame diretto tra i vari attori della scena criminale. Questo tipo di dinamica rappresenta un grave rischio per il mercato della droga, già segnato dalla violenza e dalle incertezze operative che caratterizzano gli ambienti camorristici.
La storia di questa estorsione assume una piega interessante quando uno dei narcotrafficanti coinvolti decide di chiamare in causa un intermediario per porre fine alla pressione subita. L’intervento di questo soggetto, la cui identità non è stata rivelata, ha impedito che l’estorsione si concretizzasse, facendo presupporre l’esistenza di una rete di protezione, quantomeno parziale, tra i narcotrafficanti.
Gli inquirenti ritengono che l’intermediario avesse una reputazione criminale tale da bilanciare il potere di Mezzero, lasciando intravedere le complessità e le dinamiche interne al traffico di stupefacenti nel Casertano. Questo episodio mette in luce come, nonostante le minacce, i narcotrafficanti stiano cercando di organizzarsi e difendersi da nuove incursioni nel proprio mercato, segno che la criminalità non è mai monolitica ma piuttosto caratterizzata da alleanze e conflitti costanti.
La situazione attuale rappresenta un momento di precarietà per i narcotrafficanti, che si ritrovano a fronteggiare l’emergente minaccia di Mezzero e la sua banda, mentre cercano di mantenere il proprio controllo sul traffico di droga, in una terra dove la criminalità organizzata continua a tessere le sue ragnatele.