Estorsioni e minacce dal carcere: smantellato clan Marsicano con 15 arresti a Napoli

Decine di estorsioni e intimidazioni arrivate da dentro le mura del carcere hanno portato alla luce l’attività criminale del clan Marsicano. Un’indagine condotta dalla Polizia di Stato ha portato all’arresto di quindici membri del clan, attivi nel centro di Napoli. Le intercettazioni telefoniche mostrano la sfacciataggine con cui i capi clan continuano a impartire ordini e minacce anche da dietro le sbarre, evidenziando la resilienza delle organizzazioni mafiose nel sfruttare ogni mezzo a disposizione per mantenere il controllo sul territorio.

Le richieste estorsive partono dal carcere

Le indagini hanno rivelato che le richieste di denaro rivolte ai commercianti e agli imprenditori locali provenivano direttamente da Emanuele Marsicano, considerato il vertice dell’organizzazione mafiosa. Già detenuto presso il carcere di Tolmezzo, Marsicano ha orchestrato un’estorsione di 22.500 euro, minacciando un “capo-piazza” del quartiere tramite cellulare. Il 6 dicembre 2022, data della richiesta, il denaro è stato effettivamente consegnato alla moglie di Marsicano e alla suocera, confermando la rete di complicità estesa che il clan ha sviluppato per facilitare queste azioni illegali.

Le modalità operative del clan, come documentate nelle intercettazioni, rivelano non solo la persistenza delle attività estorsive, ma anche la pianificazione e l’organizzazione necessarie per mantenere il controllo, nonostante l’assenza fisica da parte di alcuni dei leader. La capacità di comunicazione e coordinamento tra i membri, anche quando in stato di detenzione, si dimostra un elemento decisivo nella gestione delle operazioni estorsive.

Minacce e violenza: il clima di terrore nel quartiere

La cattura di conversazioni tra Marsicano e i suoi complici evidenzia anche un elemento inquietante: la vita nel quartiere è costantemente segnata da minacce e violenza. In un altro caso, un’intercettazione ha rivelato come Marsicano abbia intimato a un indagato, Antonio Gaetano, di scappare per sfuggire a un imminente pericolo di morte. L’invio di simili messaggi di avvertimento, direttamente dal carcere di Terni, sottolinea l’atteggiamento intimidatorio del clan.

Non è una coincidenza che Gaetano, noto con il soprannome di “biscotto”, fosse già stato vittima di un tentato omicidio il 24 agosto 2022, per mano di Patrizio Cuffaro e di un complice. Gli investigatori hanno classificato l’attacco come un atto di violenza premeditato, che riflette non solo le rivalità interne al mondo criminale ma anche il totale disprezzo per la vita umana che caratterizza le dinamiche del clan. La brutalità di tali atti minatori ha alimentato un clima di paura tra i residenti, costretti a vivere sotto l’ombra minacciosa della criminalità organizzata.

L’operazione della Polizia di Stato

L’operazione che ha portato agli arresti è il risultato di un’attenta e meticolosa indagine condotta dalla Polizia di Stato, che ha monitorato le attività estorsive del clan nel quartiere. Gli agenti hanno fatto uso di intercettazioni telefoniche, appostamenti e testimonianze dirette per documentare il modus operandi del gruppo criminale e raccogliere prove sufficienti per procedere agli arresti.

La determinazione della Polizia di Stato di affrontare e combattere la criminalità organizzata si è tradotta in un’importante operazione di sicurezza pubblica, mirata a garantire la protezione della comunità e a ripristinare la legalità. Questo intervento non solo ha colpito i membri del clan, ma ha anche inviato un chiaro messaggio che le azioni criminali non rimarranno impunite, contribuendo a instillare maggiore fiducia tra i cittadini e le istituzioni.

Con i quindici arresti, il clan Marsicano ha subito un duro colpo, ma la strada per liberare Napoli dalla presenza della criminalità organizzata è lunga e complessa, richiedendo un impegno continuo da parte delle forze dell’ordine e della comunità.

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Redazione