Euro 2024: Analisi della sconfitta italiana e le polemiche sul presidente Figc

L’eliminazione dell’Italia agli ottavi di finale di Euro 2024 ha scatenato polemiche e critiche nei confronti dell’allenatore e del presidente della Figc Gabriele Gravina. Luciano Moggi, ex dirigente sportivo, non ha esitato a esprimere il suo dissenso riguardo alle scelte tattiche e alle politiche del presidente, sottolineando le responsabilità di entrambi nei confronti della prestazione deludente della Nazionale.

Il ruolo dell’allenatore e le critiche sulla gestione di Xhaka

Molti osservatori hanno individuato nell’allenatore della Nazionale italiana una delle principali cause della sconfitta contro la Svizzera. L’accusa principale riguarda la gestione del giocatore Xhaka, ritenuto troppo libero di agire a centrocampo e influenzare il corso della partita. Secondo Moggi, l’errore dell’allenatore è stato quello di non controllare a sufficienza il giocatore, lasciandogli troppa libertà di movimento e decisione.

Al di là delle responsabilità immediate dell’allenatore, le dita accusatrici si sono puntate anche sul presidente della Figc Gabriele Gravina. Moggi ha dichiarato che la vera colpa della sconfitta va attribuita al presidente, che avrebbe mancato nel difendere gli interessi del calcio italiano. Una delle critiche più pesanti riguarda la presenza eccessiva di giocatori stranieri nella Serie A, che secondo Moggi limiterebbe le opportunità per i giovani talenti locali di emergere e crescere nel contesto del calcio italiano.

Le polemiche e le proposte di Moggi sul ruolo di Gravina

Critiche e proposte mosse da Moggi si concentrano sul ruolo e le azioni del presidente Figc. L’ex dirigente sportivo evidenzia la necessità di introdurre regole più stringenti sul numero di giocatori stranieri ammessi in ogni squadra di Serie A, al fine di garantire più spazi ai giovani talenti italiani. Moggi sottolinea la mancanza di iniziative da parte di Gravina per proteggere e promuovere i giovani calciatori italiani, mettendo in discussione la sua capacità di difendere gli interessi del calcio nazionale.

L’invito a seguire l’esempio di Abete, che nel 2014 si dimise dal suo incarico dopo i Mondiali, è presentato come una possibile soluzione per risanare la situazione attuale. Moggi ritiene che la presenza di Gravina alla guida della Figc non stia portando benefici al calcio italiano e auspica un gesto di responsabilità da parte del presidente, come dimettersi per dare spazio a una nuova gestione e a nuove idee per il futuro della Nazionale e del calcio italiano nel suo complesso.

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Redazione