Famiglie e lavoratori domestici: la questione della maxideduzione fiscale

Nella recente riforma Irpef, si è evidenziato che la maxideduzione fiscale per le assunzioni a tempo indeterminato non si applicherà al lavoro domestico. Questo ha suscitato dibattiti e critiche riguardo al ruolo essenziale svolto dai lavoratori domestici, in particolare nella cura familiare. Filippo Breccia Fratadocchi, vicepresidente di Nuova Collaborazione, sottolinea l’importanza di riconoscere le famiglie come datori di lavoro e di favorire politiche che agevolino il settore, per evitare la crescita del lavoro nero.

Il rischio del lavoro sommerso nel settore domestico

Le famiglie che assumono personale domestico svolgono un ruolo di datore di lavoro e quindi dovrebbero poter usufruire di agevolazioni fiscali simili ad altri settori. L’assenza di tali sostegni potrebbe portare a un aumento del lavoro sommerso, un fenomeno già presente considerando che la metà dei lavoratori nel settore è irregolare. Diversi interventi sono richiesti per regolarizzare il settore e favorire la professionalizzazione, tra cui la defiscalizzazione del costo del lavoro domestico e dei contributi.

Dati e trend sul lavoro domestico in Italia

Secondo i dati relativi al 2023, i lavoratori domestici iscritti all’Inps sono stati 833,874, con un calo rispetto all’anno precedente. I territori con il maggior numero di lavoratori sono il Nord-Ovest e il Centro, mentre la maggioranza dei lavoratori è di nazionalità straniera. Il decremento registrato negli ultimi anni è stato in parte influenzato da politiche di regolarizzazione adottate durante il periodo di lockdown e dall’entrata in vigore di nuove normative a favore dell’emersione dei rapporti di lavoro irregolari.

Il Superbonus 120% e le agevolazioni fiscali per le assunzioni

Il cosiddetto “Superbonus 120%” è un’iniziativa introdotta per favorire le assunzioni a tempo indeterminato, secondo le disposizioni della riforma Irpef. Questa misura prevede un’agevolazione fiscale per le aziende che aumentano il numero di dipendenti a tempo indeterminato anno dopo anno. L’obiettivo è quello di promuovere la stabilità occupazionale e contrastare il fenomeno del lavoro precario.

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