Il 4 gennaio 1825, Ferdinando di Borbone, noto come il re delle Due Sicilie, chiudeva il suo lungo regno iniziato nel 1759. La sua figura, caratterizzata da contrasti e paradossi, riflette un’epoca di profonde trasformazioni politiche e sociali. Re azzurro e sgraziato, inchiodato tra la fedeltà alla tradizione e l’apertura verso le novità, Ferdinando ha segnato inizialmente la storia del regno di Napoli e Sicilia, mantenendosi sempre al centro di eventi cruciali. La sua vita è intrisa di amori, intrighi e rivalità, che hanno lasciato un’impronta inconfondibile nella memoria collettiva.
I primi anni: una ascendente inaspettata
Nato il 12 gennaio 1751 nel Palazzo Reale di Napoli, Ferdinando era il terzogenito di Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia. Il suo destino sembrava segnato verso una carriera ecclesiastica, lontano dal trono, visto che i suoi fratelli maggiori, Filippo e Carlo Antonio, erano i legittimi eredi. Tuttavia, la morte del padre Carlo VI in Spagna nel 1759 cambiò tutto. Con il primogenito Filippo inabili per motivi di salute mentale, e Carlo Antonio designato principe delle Asturie, il giovane Ferdinando si ritrovò catapultato verso una carriera regale inattesa.
Il trattato di Napoli del 3 ottobre 1759 riconobbe Ferdinando come erede al trono e, poco dopo, Carlo abdicò in suo favore, affidandolo a un consiglio di reggenza di otto membri. Nonostante la giovane età, Ferdinando si mostrò indifferente alle questioni di Stato, dedicandosi a passatempi come la caccia e le escursioni con il fedele amico Gennaro Rivelli. Questa spensieratezza giovanile sarebbe stata contraddetta dalla realtà delle sue responsabilità regali.
Un matrimonio sfortunato e un potere condiviso
Nel corso del suo regno, Ferdinando si unì in matrimonio con Maria Carolina d’Austria, un’unione che si rivelò fin da subito problematica. Promessa delle nozze a soli tredici anni, Maria Carolina entrò nel Regno di Napoli nel 1768 senza entusiasmo, lasciando trapelare un forte malcontento nei confronti della sua situazione, come testimoniarono le lettere inviate alla madre. La vita di coppia non fu semplice, nonostante la nascita di diciotto figli, di cui soltanto sette raggiunsero l’età adulta.
Il ruolo di Maria Carolina all’interno del governo crebbe nel tempo, soprattutto dopo la nascita del loro primo maschio, Francesco. In quanto regina consorte, partecipò attivamente alle decisioni politiche, rimuovendo Tanucci e supportando John Acton, il nuovo ministro. Questi cambiamenti segnarono un’alleanza sempre più incline a favore degli Asburgo e allontanano l’approccio filo-spagnolo prevalente in precedenza. Ben presto, la regina si rivelò una figura dominante nella vita politica di Ferdinando, specialmente nelle sue scelte anti-francesi e giacobine.
Le sfide politiche e sociali di un regno in tumulto
Ferdinando affrontò diverse crisi durante il suo regno, tra cui l’occupazione francese tra il 1798 e il 1799, un evento che scosse profondamente le fondamenta del suo governo. Costretto a fuggire in Sicilia, esiliato con la famiglia, egli non poté fare nulla per evitare la proclamazione della Repubblica. Tuttavia, la restaurazione monarchica si compì rapidamente con l’intervento dell’Armata Cristiana e Reale organizzata dal cardinale Fabrizio Ruffo e supportata dagli inglesi. Questo evento segnò il ripristino di Ferdinando sul trono nel giugno del 1799, ma il suo ritorno portò anche a una sanguinosa vendetta contro i rivoltosi.
Negli anni successivi, Ferdinando navigò tra varie crisi politiche; la situazione si complicò ulteriormente con l’avvento di Napoleone, che lo costrinse a riparare nuovamente a Sicilia. Rientrato a Napoli nel 1815, dopo la caduta di Napoleone, Ferdinando si trovò a dover gestire un regno che richiedeva riforme e una nuova stabilità. L’unificazione delle corone di Napoli e Sicilia nel Regno delle Due Sicilie rappresentava un significato storico che avrebbe caratterizzato la sua successione al trono.
L’ultimo periodo e l’eredità di Ferdinando
Dopo il matrimonio con Lucia Migliaccio, avvenuto nel 1814, il re visse i suoi ultimi anni nella villa Floridiana al Vomero, rifuggendo dai conflitti politici. Verso la fine del suo regno, Ferdinando affrontò una nuova crisi costituzionale con il movimento della Carboneria, che richiedeva riforme liberali. Nella speranza di placare le tensioni, il re accettò inizialmente di concedere uno Statuto, per poi, approfittando del sostegno dell’Austria, abrogare le promesse fatte, tornando su una linea di rigida repressione.
L’eredità di Ferdinando delle Due Sicilie è complessa. Nonostante le sue contraddizioni e il suo stile di regno un po’ all’antica, si segnalarono elementi significativi come l’istituzione della colonia di San Leucio per la lavorazione della seta e la fondazione della Reale Accademia Militare della Nunziatella. Oggi, la memoria di Ferdinando rappresenta una parte importante della storia meridionale, riaccendendo il dibattito su monarchie, autocratie e i destini di un popolo che stava iniziando a cercare la propria identità nazionale.