Il mondo della gastronomia si trova nuovamente al centro del dibattito, grazie alle recenti dichiarazioni di Flavio Briatore riguardo la pizza napoletana, in concomitanza con l’apertura del suo nuovo locale “Crazy Pizza” nella storica città partenopea. Durante una puntata del programma La Zanzara su Radio 24, il noto imprenditore ha lanciato affermazioni che hanno polarizzato l’opinione pubblica, suscitando reazioni forti sia da parte degli esperti culinari sia da semplici appassionati.
Le dichiarazioni infuocate di Briatore
Un patrimonio da condividere
Nell’episodio di giovedì 12 settembre, Flavio Briatore ha affermato: “La pizza non appartiene solo ai napoletani, non l’hanno inventata loro e non è esclusiva di Napoli. La pizza è patrimonio dell’Unesco per tutti.” Queste affermazioni hanno immediatamente provocato reazioni controverse, con molti che hanno interpretato le sue parole come una negazione della profonda tradizione legata alla pizza napoletana. Secondo Briatore, l’Italia non ha saputo valorizzare adeguatamente questo prodotto gastronomico all’estero, sostenendo che Crazy Pizza rappresenti l’unico marchio di eccellenza internazionale nel settore.
L’imprenditore ha enfatizzato la mancanza di una vera e propria brandizzazione da parte degli altri locali, sottolineando che “non c’è un brand al di fuori di Crazy Pizza. È tutta gente che ha una pizzeria, due, tre pizzerie.” Queste affermazioni sono giunte a pochi giorni dall’inaugurazione del suo ristorante, il che ha sollevato interrogativi sulla vera finalità delle sue dichiarazioni, quasi come se volesse giustificare i costi elevati del suo menu, che già fanno discutere i napoletani.
Preferenze culinarie e polemiche alimentari
Briatore ha poi condiviso il suo personale gusto in fatto di pizza, affermando di preferire varianti a base di impasto sottile, criticando in particolare la pizza napoletana per la presenza di quello che ha descritto come un “cordone” spesso: “La pizza alta non mi piace, sembra di masticare un chewing gum.” La scelta di usare il termine “cordone” anziché “cornicione” non è passata inosservata e ha alimentato ancor di più le critiche nei suoi confronti.
Le reazioni alla sua intervista non si sono fatte attendere, e molti chef e pizzaioli hanno preso posizione. Tra questi, lo chef Guido Mori, presente in studio durante il programma, ha risposto in modo critico, sottolineando l’ignoranza di Briatore rispetto alle terminologie tradizionali della pizza e l’abbondanza di marchi di pizzerie napoletane già affermati all’estero. Le sue affermazioni hanno colpito il pubblico, provocando una netta divisione tra chi sostiene l’innovazione e la visione imprenditoriale di Briatore e chi difende la tradizione e la qualità della pizza napoletana.
Reazioni degli esperti e pizzaioli napoletani
La risposta di Gino Sorbillo
Il pizzaiolo napoletano Gino Sorbillo ha immediatamente risposto alle affermazioni di Briatore, enfatizzando che le sue pizze differiscono notevolmente da quelle tradizionali. Sorbillo ha chiarito: “La sua è un’altra pizza. Le pizze con l’impasto all’acqua sono un po’ stile ‘scrocchiarella’, tipo crackers.” L’affermazione di Briatore di aver esportato la pizza in tutto il mondo non ha convinto Sorbillo, che sottolinea il suo personale successo con oltre trenta punti vendita in città e all’estero, incluso Tokyo e Miami.
In merito ai prezzi, Sorbillo ha fornito un confronto interessante, dichiarando che una margherita in media costa intorno ai 6 euro e 50, mentre Briatore l’avrebbe proposta a 17 euro, giustificando una differenza che, secondo lui, si basa maggiormente sulla notorietà di Briatore. Sorbillo ha anche messo in discussione il successo commerciale di Briatore, affermando: “A Milano io ho otto locali e lui solo uno, perciò non so se lavora tanto oppure no.”
Difesa della tradizione napoletana
L’intero dibattito si innesca in un contesto culturale e gastronomico ben più vasto, dove si scontrano le diverse concezioni di pizza. Gli esperti del settore e i cultori della tradizione culinaria partenopea ribadiscono che la pizza napoletana non è solo un piatto, ma una vera e propria espressione di una cultura millenaria. Le parole di Briatore hanno riacceso il fervore tra coloro che considerano un’appropriazione culturale il suo modo di presentare la propria visione della pizza.
Il dibattito attorno alla pizza napoletana si conferma quindi un tema di grande interesse, non solo dal punto di vista culinario ma anche da una prospettiva sociale e culturale. I confronti tra le diverse tipologie di pizza stanno diventando un’opportunità per riflessioni più ampie sul valore delle tradizioni gastronomiche e la loro evoluzione nel tempo. A questo punto, resta da vedere quali strategie adotterà Briatore per convincere il pubblico a rimanere affascinato dal suo approccio audace al mondo della pizza.