Gabriele Gravina denuncia un complotto nella Procura di Perugia: l’indagine è infondata

La questione che vede coinvolto Gabriele Gravina, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio , si fa sempre più complicata. Dopo le ultime notizie sull’inchiesta della Procura di Perugia, Gravina si difende sostenendo che gli accertamenti rivelano un’inchiesta basata su prove inquinate e complotti che avevano come obiettivo quello di screditarlo. Scopriamo in dettaglio gli sviluppi di questa delicata vicenda.

La posizione di Gravina e il contesto dell’indagine

Le dichiarazioni del presidente della FIGC

In un comunicato stampa, Gabriele Gravina ha affermato che gli accertamenti condotti dalla Procura di Perugia svelano un complotto volto a danneggiare la sua reputazione e la figura della FIGC. Gravina esplicita che la documentazione presente nell’ordinanza firmata dal procuratore capo Raffaele Cantone dimostra “l’innesco inquinato dell’indagine” e l’illiceità delle modalità di indagine usate contro di lui. Con queste parole, il presidente della FIGC intende anche tutelare l’ente che rappresenta, affermando che le accuse mosse contro di lui, relative a presunti atti illeciti, siano infondate.

La ricostruzione dei fatti secondo la procura

Gravina ricostruisce gli eventi secondo quanto accertato dalla magistratura di Perugia. Il punto di partenza dell’inchiesta risalgerebbe a incontri tra il sostituto procuratore Antonio Laudati e figure legate al mondo del calcio che avrebbero fornito informazioni compromettenti, dichiarando che tali informazioni derivano da fonti vicine a Claudio Lotito, noto imprenditore e presidente di un club calcistico.

Origine delle indagini e documentazione contestata

Le fonti dell’indagine

La Procura di Perugia ha stabilito che la documentazione utilizzata per avviare l’indagine su Gravina sia stata fornita da Emanuele Floridi e Angelo Fabiani, i quali avrebbero agito in connessione con Lotito. La fonte di queste informazioni è stata messa in discussione dallo stesso Gravina, che sostiene che l’inchiesta non trovi supporto in elementi provenienti da altre procure, come quella di Salerno, come invece dichiarato da alcuni. Secondo la ricostruzione, la vera origine dei documenti è stata quindi distorta.

La reazione della magistratura

A confermare le tesi di Gravina è intervenuto un giudice per le indagini preliminari della Procura di Roma, il quale ha respinto le richieste di misure restrittive nei suoi confronti, definendo infondate le accuse di condotta illecita. Questo passaggio giuridico ha rafforzato la difesa di Gravina, il quale non esita a evidenziare che la sua estraneità dalle presunte accuse sia chiara e dimostrabile.

Un complotto ai danni di Gravina

Le implicazioni dell’inchiesta

Gravina non si ferma solo alla difesa personale, ma allarga la sua analisi alla gravità dell’accaduto, visibilmente preoccupato per le implicazioni di un eventuale complotto orchestrato tra esponenti del calcio e apparati statali. A questo proposito, ribadisce che i protagonisti di questa trama dovranno rendere conto per le loro azioni nelle sedi idonee.

L’appello alla vigilanza istituzionale

Questa situazione ha inevitabilmente messo in discussione non solo la figura di Gravina, ma l’intero sistema calcistico italiano. Gravina fa quindi un appello diretto a tutte le istituzioni coinvolte, esprimendo la necessità di adottare un’adeguata vigilanza rispetto a tali comportamenti, affinché non si ripetano situazioni analoghe che possano minacciare la trasparenza e l’integrità del calcio nazionale.

L’andamento delle indagini e le future dichiarazioni di Gravina rivestono così un interesse crescente non solo per i tifosi e i professionisti del settore, ma anche per la comunità legale, in quanto si riverberano su tematiche di giustizia e correttezza istituzionale.

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Redazione