Gianluigi Buffon, simbolo della Juventus e della Nazionale italiana, ha presentato il suo libro “Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi” presso la Mondadori in Piazza Duomo, Milano. Durante l’evento, il leggendario portiere ha condiviso esperienze significative della sua carriera, mettendo in luce il peso delle sue decisioni e il percorso di vita intrapreso dopo il ritiro.
Buffon ha iniziato il suo intervento sottolineando quanto sia stato complesso per lui rimanere alla Juventus durante il periodo di Serie B. Questa scelta, sebbene onerosa sul piano professionale, ha rappresentato un momento cruciale di crescita personale. “Guardarmi allo specchio e riconoscere il mio valore è stato fondamentale,” ha affermato. I suoi anni difficili, costellati di sfide e frustrazioni, si sono rivelati un terreno fertile per costruire un ritorno luminoso. L’arrivo di importanti figure dirigenziali come Andrea Agnelli, Marotta, Paratici e Antonio Conte ha portato a un periodo di successi che ha premiato la sua perseveranza.
Buffon ha riflettuto sull’energia che ha guidato il suo processo di adattamento e crescita. “Negli anni difficili, il mio obiettivo era vincere e, nonostante le sfide, ho imparato a rialzarmi,” ha spiegato. La sua esperienza alla Juventus in una categoria inferiore, lungi dall’essere una sconfitta, deve essere vista come un’opportunità di riscatto e di riflessione. Proprio in quei momenti ha compreso l’importanza di affrontare le avversità con resilienza, riconoscendo in sé stesso un forte desiderio di annullare i limiti.
Il campione del mondo del 2006 ha raccontato di come la scrittura del libro sia stata un’esperienza innovativa e impegnativa per lui. Accanto al conduttore Gianluca Gazzoli, Buffon ha rivelato come si sia cimentato in questa nuova avventura un anno fa, mettendo insieme esperienze di vita e verità sulle sue scelte professionali e personali. “Il titolo del libro riflette le mie battaglie interiori,” ha insistito Buffon, “è una metafora di quanto la vita richieda di rialzarsi dopo ogni caduta.”
La scrittura ha anche rappresentato un modo per elaborare sensazioni e riflessioni accumulatesi nel corso degli anni. “Ho voluto condividere le difficoltà che ho affrontato in diverse fasi della mia carriera, non solo sul campo,” ha aggiunto. Questa introspezione ha dimostrato quanto sia prezioso per un atleta affrontare le sfide emotive e psicologiche che emergono nel proprio viaggio sportivo. Buffon ha rivelato che la necessità di affrontare il dolore e la vulnerabilità è diventata una fonte di ispirazione e motivazione.
Uno degli aspetti più interessanti emersi dalla presentazione è stata la riflessione di Buffon sul ruolo del portiere. Secondo lui, la posizione di portiere è intrinsecamente solitaria e complessa. “Ci sono momenti in cui il portiere è considerato l’unico a difendere senza mai offendere,” ha dichiarato. Questa concezione del ruolo ha contribuito a formare il suo carattere e la sua mentalità in campo. Buffon ha riconosciuto che, nonostante le pressioni e le responsabilità cui è sottoposto, il suo atteggiamento spavaldo e altruista si è rivelato fondamentale per il suo successo.
La leggenda del calcio italiano ha anche evidenziato come il supporto dei compagni di squadra possa alleviare la solitudine della sua posizione. “È una sorta di masochismo,” ha riflettuto, “ma mi sento perfettamente a mio agio a nascondere le mie insicurezze per il bene del gruppo.” Un aspetto distintivo del suo pensiero è la consapevolezza di essere parte di un team e il riconoscimento della dignità che proviene dal proteggere e difendere i propri compagni.
Nel corso dell’evento, Buffon ha condiviso aneddoti che hanno segnato la sua carriera. Ricorda con affetto l’incontro con Lionel Messi durante la finale di Champions League del 2015, dove il fuoriclasse argentino si avvicinò per chiedere la sua maglia. “È stato un momento incredibile, mi ha fatto capire che anche i grandi campioni mi vedevano con rispetto,” ha detto. Questa esperienza ha colpito Buffon, dimostrando quanto possa essere forte la connessione tra atleti di alto livello.
Buffon non si è fermato qui, avventurandosi anche a parlare della sua esperienza giocando accanto a Cristiano Ronaldo. “Ammirare il suo approccio al lavoro e la sua mentalità è stato illuminante,” ha dichiarato, indicando come Ronaldo sia un esempio di dedizione che lo ha ispirato. La sua attenzione alle differenze tra i due atleti ha messo in risalto l’unicità di ogni calciatore e quanto ognuno possa influenzare il proprio team attraverso il proprio stile di gioco.
Il capitolo finale della carriera di Buffon lo ha visto tornare al Parma, squadra nella quale ha mosso i primi passi nel mondo del calcio. “Il mio rientro a Parma non è stato programmato,” ha ammesso, evidenziando come la decisione sia stata dettata dal cuore anziché da calcoli razionali. “Mi sentivo vivo solo tornando dove tutto era cominciato,” ha dichiarato con convinzione.
Nonostante l’opzione di continuare con la Juventus, Buffon ha scelto di seguire le sue inclinazioni interiori. “C’era anche il Barcellona che cercava un portiere, ma la mia intuizione mi ha guidato a tornare a Parma,” ha raccontato, sottolineando quanto il legame con la sua ex squadra lo abbia colpito profondamente. Attraverso le sue parole, il campione ha dimostrato che le scelte che scaturiscono da un sentimento autentico possono portare a esperienze straordinarie anche nella fase finale della carriera di un atleta.