Il mondo della pugilato è tornato al centro dell’attenzione per una controversia che coinvolge l’atleta italiana Angela Carini e l’algerina Imane Khelif. Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha scelto di esprimere la sua posizione in merito a questo delicato tema. Durante un’intervista a Sportface TV, Malagò ha esposto le linee di difesa che il Coni intende adottare per tutelare Angela Carini, evidenziando la complessità della situazione e il ruolo dell’Associazione Internazionale di Boxe.
Giovanni Malagò ha chiarito il suo impegno a favore dell’atleta italiana, sottolineando il suo imbarazzo nel dover affrontare il tema sotto un profilo istituzionale. La difesa di Carini da parte del Coni non è semplicemente un gesto di sostegno, ma anche una questione che tocca le dinamiche relative al fair play e le norme della competizione sportiva. Malagò ha confidato di avere già avuto colloqui approfonditi con Angela, specialmente in seguito al sorteggio che l’ha vista contrapposta a Khelif.
Il presidente ha rivelato di aver preso una posizione formale, scrivendo una lettera ufficiale per chiedere chiarimenti sulla situazione circostante la pugile algerina. Questi documenti evidenziano l’interesse del Coni a comprendere le reali motivazioni dietro ai dibattiti che si sono scatenati attorno alla figura di Khelif, in particolare riguardo alle sue credenziali e alla legittimità della sua partecipazione.
Un elemento importante sollevato da Malagò riguarda la situazione dell’Associazione Internazionale di Boxe . Il presidente ha ricordato agli spettatori che l’Aiba è stata commissariata un anno e mezzo fa, con i suoi vertici rimossi e l’organizzazione posta sotto l’egida del Comitato Olimpico Internazionale . Questo cambiamento ha reso l’ente responsabile del pugilato globale altamente scrutinato e oggetto di indagini approfondite, creando una serie di interrogativi sulla regolarità delle competizioni.
Malagò ha messo in evidenza come la questione si basi su una serie di fattori estetici, accompagnati da procedure scientifiche. Queste ultime, come lui stesso ha menzionato, sono state portate avanti da una commissione di esperti che ha esaminato gli aspetti ormonali di atleti come Khelif, esprimendo il desiderio che la discussione non venga lasciata in balia di opinioni personali, ma si basi su rilievi scientifici precisi.
La pugile Imane Khelif non è una novità per il panorama del pugilato internazionale. Con una carriera di oltre otto-nove anni nel circuito, la Khelif ha accumulato una gamma di esperienze che la posizionano come un’atleta di rilievo. Nella sua carriera, ha avuto l’onore di rappresentare l’ALGERIA a livello internazionale, facendosi notare come portabandiera ai Giochi del Mediterraneo di Orano, una manifestazione che ha dato modo a molti sportivi di mettersi in luce.
Khelif ha anche conquistato diversi titoli, inclusi i Campionati Africani di pugilato, ma la sua carriera mondiale non è priva di sfide. Nonostante la sua presenza ai Campionati del Mondo nel 2017 e la partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo nel 2021, non è riuscita a salire sul podio, un fatto che sottolinea la dura competizione nel pugilato di alto livello. Allo stesso tempo, il passaporto della Khelif, che attesta la sua identità di genere, è un tema delicato che Malagò ha sollevato per porre l’accento sulle considerazioni relative all’equità e all’inclusività nello sport, riflettendo come ognuno dovrebbe avere l’opportunità di competere senza pregiudizi.
In un contesto di crescente attenzione sulle problematiche legate all’inclusione nel mondo dello sport, Malagò ha chiuso il suo intervento ribadendo il principio che la discussione dovrebbe rimanere nel suo ambito e non appesantirsi di giudizi soggettivi. Un invito a mantenere alta l’asticella dell’analisi critica e a rimandare a esperti le decisioni finali riguardo a temi così complessi.