L’epoca degli anni ottanta ha rappresentato un periodo cruciale per la televisione italiana, caratterizzato da grandi trasformazioni sia sotto il profilo culturale che gestionale. Al centro di questo cambiamento si trova il famoso “caso Celentano“, un’incredibile avventura che ha ridefinito i confini della programmazione di Raiuno. Recentemente, il dibattito su questo episodio è tornato in evidenza, grazie a due interpretazioni contrastanti: quella di Mario Maffucci, dirigente Rai, e quella di Guido Paglia, ex direttore delle relazioni esterne di Rai. Entrambe hanno dato vita a una narrativa che è molto più di un semplice racconto televisivo.
La narrazione di Mario Maffucci: l’inizio del caso Celentano
Mario Maffucci, in un’intervista al “Corriere della Sera“, ha descritto il “caso Celentano” come una crisi di identità per la rete. Questa crisi è emersa in un clima di tensione tra il celebre conduttore Pippo Baudo e il presidente della Rai, Enrico Manca. Nel gennaio del 1987, durante l’ultima puntata di “Fantastico 7“, Baudo rispose con ironia a Manca, il quale lo aveva definito un presentatore “nazionalpopolare”. La risposta di Baudo dichiarava chiaramente le sue intenzioni: da quel momento avrebbe evitato programmi convenzionali, inclinando verso una programmazione più regionale e non popolare. Proprio in questo contesto, Baudo lasciò la Rai per unirsi a Fininvest, seguendo le orme di Raffaella Carrà e Enrica Bonaccorti.
Maffucci ha ricordato come, in un momento di necessità di rinnovamento per il programma “Fantastico“, fu lui stesso a suggerire l’ingresso in scena di Adriano Celentano. La sua convinzione era che il programma avesse bisogno di una figura carismatica in grado di sorprendere il pubblico, un elemento fuori dai canoni tradizionali della televisione. Il direttore generale Biagio Agnes si mostrò inizialmente scettico di fronte alla proposta, ma alla fine accettò, sebbene con reticenza. Maffucci ha attribuito parte del merito del successo a un commento di Ciriaco De Mita, all’epoca segretario della Democrazia Cristiana, il quale avrebbe definito “interessante” il nuovo “Fantastico 8“. Questo, secondo Maffucci, fu una prova della validità della scelta di puntare su Celentano.
La replica di Guido Paglia: un’altra verità sui retroscena
Guido Paglia ha presentato una versione diversa dei fatti, definendo Maffucci “affetto da cattiva memoria” e sovrastimando il suo ruolo nel processo decisionale. Paglia sostiene che la decisione di scegliere Celentano fosse stata già concepita da Agnes, molto prima dell’intervento di Maffucci. Egli afferma che la loro idea nacque durante delle conversazioni casuali, mentre trascorrevano le vacanze di Natale sull’Altopiano di Asiago. Emerge quindi un’immagine di Agnes come un leader con un piano ben definito, che aveva già individuato in Celentano la figura ideale per rivitalizzare un programma in difficoltà.
Paglia insiste anche sul fatto che Agnes non discutesse solitamente con De Mita le scelte editoriali di Rai, limitando le conversazioni a questioni generali riguardanti la rete. Sul tema del successo di “Fantastico 8“, Paglia riconosce che il programma ha raggiunto traguardi straordinari, con 13,2 milioni di spettatori e un impressionante 63% di share alla prima puntata, ma ciò che sottolinea è che il merito principale va attribuito ad Agnes.
Impatto duraturo di Fantastico 8 sulla televisione italiana
Nonostante le divergenze tra le due narrazioni, entrambi i protagonisti concordano sull’impatto significativo di “Fantastico 8” nel panorama televisivo italiano. Questo programma ha rappresentato una vera e propria rivoluzione, capace di attrarre l’attenzione del pubblico e confermarsi come un evento di portata storica per la Rai. Celentano, noto per le sue eccentricità e il suo stile innovativo, ha dimostrato di sapere come sorprendere e coinvolgere il pubblico.
In definitiva, il “caso Celentano” ha messo in luce non solo le sfide interne alla Rai, ma anche l’evoluzione del gusto televisivo degli italiani. La figura di Adriano Celentano, in quel contesto, è emersa come un simbolo di innovazione e originalità, capace di spezzare gli schemi e ridefinire la proposta culturale della rete.