Greenpeace avvia analisi su PFAS nelle acque potabili: tappa a Napoli

I PFAS, noti anche come “inquinanti eterni”, sono sostanze chimiche che continuano a preoccuparsi in Italia. Bene più di 4.000 tipi di PFAS sono utilizzati dalle industrie, ma nonostante i rischi per la salute umana e ambientale, non esistono leggi specifiche che ne vietano la produzione e l’uso nel Paese. Recentemente, Greenpeace ha intrapreso una spedizione per analizzare la presenza di PFAS nelle acque potabili in diverse città italiane, con una tappa significativa a Napoli. Questo sopralluogo si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sui rischi connessi a queste sostanze chimiche pericolose.

La problematica dei PFAS in Italia

I PFAS, acronimo di sostanze perfluoroalchiliche, si sono imposti all’attenzione pubblica per gli effetti nocivi sulla salute e sull’ambiente. Queste sostanze chimiche, utilizzate nella produzione di una vasta gamma di prodotti, dai rivestimenti antiaderenti a detergenti e imballaggi, si caratterizzano per la loro persistenza nell’ambiente, accumulandosi nel suolo, nelle acque e nel corpo umano. Negli ultimi anni, gli studi hanno evidenziato come l’esposizione ai PFAS possa provocare diversi problemi di salute, tra cui malattie cardiovascolari, disturbi endocrini e conseguenze sul sistema immunitario, sollevando un grido d’allerta in merito alla necessità di regolamentare rigorosamente il loro uso.

Nonostante la crescente consapevolezza riguardo a questi pericoli, l’Italia continua a non avere norme adeguate per limitare o vietare l’uso dei PFAS, consentendo alle industrie di continuare le loro pratiche potenzialmente dannose. La mancanza di legislazioni specifiche ha fatto sì che molti territori, compresi i bacini idrici, siano stati contaminati da queste sostanze chimiche. Le recenti analisi condotte da Greenpeace cercano di dare una dimensione concreta al problema, ponendo sotto i riflettori le aree più colpite e stimolando un dibattito pubblico e istituzionale sulla questione.

L’intervento di Greenpeace a Napoli

La tappa di Napoli della spedizione di Greenpeace ha come obiettivo raccogliere dati relativi alla presenza di PFAS nelle acque potabili della città e sensibilizzare la comunità locale sui rischi legati a queste sostanze. Francesca Zazzera, rappresentante di Greenpeace Italia, sottolinea l’importanza della raccolta di informazioni accurate come primo passo per affrontare la contaminazione e proteggere la salute dei cittadini. La missione a Napoli si avvale anche della collaborazione di esperti, come il dottor Antonio Marfella dell’ISDE, Associazione Medici per l’Ambiente, che metteranno in campo le loro competenze per analizzare i campioni prelevati.

Durante la spedizione, i volontari di Greenpeace effettuano campionamenti dell’acqua e li inviano per analisi di laboratorio. I risultati di queste indagini possono servire non solo a identificare la portata della contaminazione ma anche a promuovere azioni legislative e politiche per l’adozione di misure correttive. L’iniziativa ha l’intento di mobilitare l’attenzione pubblica e stimolare una rete di solidarietà tra i cittadini e le istituzioni locali per affrontare questo grave problema ambientale.

La necessità di una legislazione rigorosa sui PFAS

L’assenza di leggi che limitino la produzione e l’uso dei PFAS in Italia mette a serio rischio la salute pubblica e la qualità delle risorse idriche. Diverse regioni italiane hanno già segnalato alti livelli di questi inquinanti nelle falde acquifere e nei corsi d’acqua, sollevando preoccupazioni tra esperti di salute e scienziati ambientali. Le analisi condotte dagli attivisti di Greenpeace mirano a fornire un quadro chiaro della situazione e mettere pressione sulle autorità competenti per adottare politiche più severe.

Oltre all’analisi delle acque, è fondamentale avviare campagne di sensibilizzazione nella popolazione, informando i cittadini sui rischi associati all’esposizione ai PFAS e sulle misure preventive che possono adottare. La formazione di una rete di cooperazione tra cittadini, medici, scienziati e decisori politici potrebbe contribuire a lanciare un messaggio forte e univoco per cambiare la situazione attuale. Solo tramite la legislazione, l’informazione e l’educazione si può sperare di affrontare con successo l’emergenza inquinamento da PFAS e garantire un futuro più sano alla popolazione.

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Filippo Grimaldi