Hacker di Gela accusato di attacchi al Ministero della Giustizia resta in carcere

Un giovane informatico di Gela, Carmelo Miano, continua a rimanere in custodia cautelare dopo le recenti rivelazioni che hanno sconvolto il sistema di sicurezza del Ministero della Giustizia italiano. Miano, che ha confessato durante l’interrogatorio di aver violato gli archivi di pubblici ministeri e ha detto di volere collaborare con le autorità, è stato ritenuto un possibile rischio di fuga a causa dei suoi legami internazionali e della sua significativa disponibilità economica.

Dettagli sul rinvio dell’istanza di libertà

Il Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli, Enrico Campoli, ha motivato la sua decisione di negare la richiesta di sostituzione della misura cautelare con l’indicazione della presenza di un «concreto pericolo di fuga». Durante l’interrogatorio, Miano ha riconosciuto la sua responsabilità in un attacco informatico che ha compromesso i dati di magistrati e pubblici ministeri coinvolti nel suo caso. Questo ha sollevato ulteriori preoccupazioni rispetto ai rischi di inquinamento probatorio, che potrebbero sorgere in caso di affidamento ai domiciliari.

In aggiunta, la richiesta di trasmissione degli atti a un’altra giurisdizione, in particolare a Perugia, è stata respinta. Secondo il GIP, sarebbe più opportuno mantenere il caso in viaggio tramite il tribunale di Napoli, considerando l’importanza delle indagini ancora in corso. Attualmente, la Polizia Postale è impegnata nell’analisi dei dati raccolti a seguito di una perquisizione domiciliare presso l’abitazione di Miano, situata a Roma.

L’interrogatorio e la collaborazione dell’indagato

Durante l’interrogatorio, Miano ha manifestato l’intenzione di collaborare con gli inquirenti, segnando un passo significativo nel corso delle indagini. Il ventiquattrenne ha rivelato di aver violato le caselle di posta elettronica di diversi magistrati coinvolti nel suo arresto, dimostrando così una non comune abilità nel compromettere i registri informatici degli organi di giustizia. Questa confessione non solo getta luce sulle sue competenze informatiche, ma evidenzia anche la gravità dei reati che gli sono stati contestati.

L’avvocato Gioacchino Genchi, difensore dell’indagato, ha formalmente dichiarato l’intenzione di presentare memorie al tribunale del Riesame di Napoli. In particolare, l’attenzione sarà focalizzata sulle critiche condizioni di salute di Miano, il quale attende relazioni dal direttore sanitario del carcere di Regina Coeli sulla compatibilità delle sue condizioni con la detenzione.

Le indagini in corso e la situazione legale

Le indagini, sotto il coordinamento della Procura di Napoli, sono guidate da un team di esperti tra cui il procuratore aggiunto Piscitelli e i sostituti Onorati e Cozza. Questo pool di magistrati sta esaminando un’enorme mole di dati ottenuti durante le perquisizioni, con l’obiettivo di ricostruire la portata esatta dell’accesso non autorizzato ai sistemi e informazioni della giustizia.

La Polizia Postale sta analizzando meticolosamente i dati ritrovati per valutare se ci siano ulteriori implicazioni legali o collegamenti con altri attacchi informatici. Gli esperti del settore stanno anche cercando di migliorare le procedure di sicurezza per evitare che simili incidenti si ripetano in futuro.

In un contesto in cui i crimini informatici sono sempre più comuni, il caso di Miano rappresenta una sfida significativa per le autorità giuridiche e mette in luce la necessità di adottare misure preventive e reattive più efficaci nel campo della cybersecurity.

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Redazione