L’albero, il presepe, gli addobbi. Ma non è davvero Natale se sulla tavola napoletana mancano i piatti della tradizione.
Il Natale a Napoli è un’affare di famiglia che trova nella cucina la sua incarnazione naturale. Ogni famiglia, durante il cenone della Vigilia e i pranzi del 25 e 26 dicembre, mette a tavola piatti che si tramandano da generazioni. Ogni ricetta è un pezzetto di storia familiare e cittadina, tradizione e folklore che si mescolano e trovano libero sfogo durante le festività natalizie.
Il rito della preparazione è esso stesso personificazione dello spirito natalizio. Non c’è napoletano che non associ il Natale agli odori che fluttuano in casa nel corso di quei giorni. In ognuno è impresso, nei propri ricordi di bambino, l’immagine di una nonna, una mamma intenta con sorelle, zie e nipoti a dare sostanza al menù concordato in seduta plenaria con tutta la famiglia.
Le preparazioni non iniziano di certo il giorno della vigilia, ma diverso tempo prima. Ci sono famiglie che si dedicano alla preparazione dei dolci tipici settimane prima del Natale, mentre per il cenone della vigilia almeno il giorno prima. La preparazione è, di fatto, un prolungamento di quell’evento aggregativo che è la festa, che fa da collante prima, durante e dopo la stessa.
Il 25 dicembre è il giorno del trionfo delle carni e delle paste ripiene, una sorta di liberazione dell’abbondanza e del gusto dopo una lunga attesa (non del tutto religiosa!). In questo, la tavola napoletana non conosce mezze misure: tutto deve essere sfarzoso e abbondante, bello da vedere e da assaporare. Anche il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, si prosegue con altre pietanze più “leggere”, sempre nel rispetto della tradizione partenopea.
Profumi e sapori della Vigilia
La Pizza di Scarole è la regina del 24 dicembre. Una sorta di rustico farcito con scarole saltate, olive, capperi e acciughe. Solitamente viene servito sia a pranzo che durante il cenone. In equilibrio tra sapore amarognolo delle verdure e il gusto sapido delle acciughe, questa pizza è un simbolo di cucina casereccia e tradizione. La crosta dorata, che nasconde un ripieno morbido e gustoso, è il colpo di grazia.
Immancabile anche l’Insalata di Rinforzo, un piatto freddo fatto di cavolfiori bolliti, papaccelle sottaceto, olive e acciughe. Si chiama “di rinforzo” perché accompagna l’intera durata del cenone, un piatto che sta bene con tutto. In bocca si scontrano croccantezza e sapidità, inno dei sapori invernali della Campania.
Il simbolo delle feste e i sapori della tradizione
La Vigilia di Natale napoletana non sarebbe la stessa senza il Capitone fritto. Questo piatto simbolico rappresenta la lotta tra il bene e il male. Il capitone, simile all’anguilla, viene fritto dopo una lunga preparazione e servito ben caldo. La carne, tenera e saporita, racchiude tutto il significato della tradizione natalizia partenopea. Può non piacere a tutti, ma non può mancare a tavola.
Il 25 invece è il giorno della celebrazione della Minestra Maritata. Questo piatto, fatto di carne e verdure, rappresenta l’abbondanza e l’armonia. Broccoletti, cicoria, verza e carni di maiale si tuffano in un brodo speziato. Secondo tradizione, la minestra riscaldi i cuori dopo il freddo della notte di Natale. Il 26 dicembre, per chiudere le festività con leggerezza (si fa per dire), fanno la loro comparsa i Manfredi con la ricotta, formato di pasta lungo e ondulato condito con ricotta fresca e ragù. Amen!