Nell’intreccio delle esperienze umane, il cielo diventa un compagno silenzioso, testimone di gioie e dolori. Attraverso le parole di Fortunato Cerlino, si delinea un viaggio di vita in cui la contemplazione del cielo assume un significato profondo. In un contesto di tensioni sociali e familiari, il cielo si trasforma in un simbolo di libertà e riflessione, svelando la complessità delle esperienze quotidiane e le contraddizioni della vita umana.
Un legame familiare e culturale profondo
“Stamme sotto ‘o cielo!” è un’espressione che racchiude secoli di cultura popolare, emanando una saggezza profonda e atavica. Quella frase, ripetuta con insistenza dalla nonna di Fortunato, rappresenta una visione della vita ricca di significato. Esprime l’idea che, nonostante i nostri sforzi per controllare il destino, siamo sempre in balia di fattori imponderabili. La famiglia di Cerlino, segnata da litigi e tensioni, suggerisce un quadro complesso e ricco di emozioni, dove l’armonia è spesso offuscata dal dolore e dalla disperazione.
Nei quartieri di Giugliano e Quarto degli anni ‘80, il contesto urbano e rurale si interseca in modi inaspettati. Pianura, soprannominata “’O Far West,” era un epicentro di violenza causata dalla guerra di camorra, mentre i luoghi che circondavano la nuova residenza di Cerlino rivelavano simili dinamiche. Il cielo, osservato dai terrazzi di notte, diventa così un rifugio temporaneo, un antidoto alla tumultuosa realtà che lo circonda. La contemplazione notturna offre una via di fuga e un momento di introspezione, un’occasione per elaborare sentimenti di rabbia e frustrazione.
Il cielo come simbolo di libertà e introspezione
Nei momenti di solitudine notturna, il cielo diventa un vasto campo di emozioni e pensieri. La sensazione di libertà che Cerlino ha provato osservando l’immensità del cielo è palpabile. La vastità dello spazio superiore suggerisce una connessione con l’infinito e una necessità di riflessione profonda. È attraverso questa osservazione che emergono i sentimenti di paura e meraviglia, due lati della stessa medaglia. La contemplazione del cielo coinvolge l’individuo in una danza con l’ignoto, dove le stelle diventano simbolo di speranza e di silenzio dove le parole umane appaiono vuote.
Col passare del tempo, Cerlino apprende che l’atto di guardare il cielo non riguarda solo le notti d’estate, ma si estende alla luce del giorno. La sua realizzazione che il mondo è “costantemente sotto ‘a luce ‘e ‘na finestra sempre aperta” chiama a un’attenzione rinnovata. È un invito a riconoscere la visibilità delle nostre azioni, un promemoria sul fatto che, anche quando ci sentiamo nascosti, la luce del cielo è sempre presente. Questo nuovo modo di vedere trasmette una sensazione di urgenza, sottolineando l’importanza di vivere autenticamente sotto l’immenso cielo che ci accoglie.
Riflessioni sulle ombre della storia contemporanea
Il cielo, pur essendo un simbolo di libertà , è anche il palcoscenico delle tragiche realtà contemporanee. Cerlino evidenzia come nei decenni siano stati lanciati missili e bombe in conflitti lontani, trasformando il cielo in un’orrenda tela di sofferenza. Le immagini di guerre che hanno segnato la ex-Jugoslavia, l’Iraq e Gaza si accumulano nel suo sguardo, rendendo il cielo un testimone silenzioso di violenza e distruzione. Nonostante ciò, rimane la certezza che, non importa quanto l’essere umano possa ambire a dominare il cielo, quella vetta rimarrà irraggiungibile per chi non cerca la pace.
L’attesa di ulteriori spedizioni verso la luna, animate da scopi bellici piuttosto che da un vero desiderio di esplorazione, pone interrogativi sulla direzione presa dall’umanità . Ci si potrebbe chiedere: è davvero necessario “scalare” il cielo se il nostro obiettivo è solo quello di trovare un nuovo punto da cui “scagliarci l’uno contro l’altro?” Fortunato invita a riflettere su ciò che significa crescere e migliorare in un contesto di pace, piuttosto che di conflitto.
In questo ampio orizzonte di eventi, la contemplazione del cielo rimane un’ancora di salvezza che costantemente ci richiama alla nostra umanità . In un mondo in cui la violenza sembra predominare, le parole e le riflessioni di Cerlino ci esortano a trovare la nostra voce, rimanendo fedeli a quella chiamata universale: “Stamme sotto ‘o cielo!” Un monito che ci ricorda che la vera grandezza e meraviglia risiedono nella nostra capacità di sognare, sperare e cercare la pace.