L’omicidio di Angelo Vassallo, il noto “sindaco pescatore” di Acciaroli, continua a far parlare di sé, soprattutto dopo i recenti sviluppi che hanno coinvolto i carabinieri e diversi indagati. Dopo la decisione del Tribunale del Riesame di Salerno di confermare la custodia cautelare per il colonnello Fabio Cagnazzo e altri tre uomini, la difesa ha deciso di presentare ricorso in Cassazione, evidenziando elementi che potrebbero cambiare le sorti dell’indagine e delle accuse.
Le motivazioni del ricorso al Riesame
La difesa dell’ufficiale ha contestato le motivazioni con cui il Tribunale del Riesame ha avallato l’arresto. Secondo l’avvocato Ilaria Criscuolo, ci sarebbero “profili di illogicità” e “contraddizioni” nelle testimonianze degli ex collaboratori di giustizia. Queste affermazioni pongono interrogativi sulla solidità delle prove raccolte contro Cagnazzo e gli altri indagati. Il colonnello e il carabiniere Lazzaro Cioffi si sono visti notificare l’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito delle ricostruzioni dell’omicidio di Vassallo, avvenuto nel settembre 2010.
Le indagini hanno subito vari cambiamenti negli anni, con riaperture e nuove piste che hanno portato al riconoscimento di numerosi soggetti coinvolti nel crimine. Con il ricorso in Cassazione, la difesa intende fare luce sulle motivazioni del Riesame, richiamando l’attenzione sull’assenza di novità sostanziali a più di un decennio dai fatti, insinuando dubbi sulla reale necessità di mantenere gli arresti.
Il contesto dell’omicidio e il ruolo dei carabinieri
La tragedia di Angelo Vassallo, assassinato a colpi di pistola il 5 settembre 2010, ha suscitato un forte interesse mediatico e sociale. Vassallo era noto per la sua ferma opposizione all’illegalità e alla criminalità ambientale nella zona. Prima della sua morte, sembra avesse scoperto attività illecite legate al traffico di droga, dando avvio a denunce contro alcuni dei soggetti ora indagati.
L’inchiesta che ha coinvolto Cagnazzo e altri carabinieri è emersa da indagini complesse, che hanno portato alla luce un presunto depistamento da parte di agenti, accusati di aver interferito nel corso delle indagini. A questo proposito, il ruolo dei carabinieri appare centrale non solo nella scoperta del delitto, ma anche nella gestione delle prove e dei testimoni. Proprio queste dinamiche stanno alimentando le polemiche e le contestazioni esposte dalla difesa.
Le contraddizioni e le testimonianze raccolte
Uno dei punti focali del ricorso è rappresentato dai racconti dei collaboratori di giustizia. La difesa sostiene che queste testimonianze presentano aspetti illogici e inconsistenze, scaturite in parte dalle pressioni mediatiche e dalle rappresentazioni fornite da alcuni programmi televisivi. Le dichiarazioni, giunte solo recentemente, sembrerebbero riflettere le narrazioni offerte da fonti esterne piuttosto che rappresentare la verità dei fatti.
Esaminando più da vicino le affermazioni di testimoni e collaboratori, emergono differenze notevoli tra ciò che è stato dichiarato nel corso degli anni e quanto si era detto in precedenza, creando confusione e un apparente disallineamento nella cronologia degli eventi. È su queste basi che la difesa di Cagnazzo e Cioffi fa leva per richiedere la revisione della misura cautelare mantenuta così a lungo.
Le indagini e le conseguenti reazioni legali attorno a questo caso rappresentano una parte delicata e complessa della cronaca italiana contemporanea, dove giustizia e media si intrecciano in un racconto avvincente di omicidio, corruzione e ricerca di verità.