Il recente scontro legale tra la S.S.C. Napoli e le emittenti televisive ha attirato l’attenzione non solo degli appassionati di sport, ma anche del panorama giuridico italiano. La controversia, originata dalla dichiarazione del presidente Aurelio De Laurentiis durante una conferenza stampa, ha visto la sua evoluzione culminare in una decisione da parte della Prima Sezione del Collegio di Garanzia del CONI, che ha respinto il ricorso presentato dalla squadra partenopea. Questo evento evidenzia non solo l’importanza economica dei diritti televisivi nel calcio moderno, ma anche le complessità legali che ne derivano.
Il conflitto è emerso dopo la partita Napoli-Juventus, terminata con una vittoria per 2-1 in favore del Napoli. Durante la conferenza stampa post-partita, Aurelio De Laurentiis ha espresso la sua indignazione nei confronti di Dazn, annunciando un cambiamento radicale nelle future trattative per i diritti televisivi. Le sue parole, “Abbiamo chiuso con Dazn, da adesso parleremo solo con Sky e la Rai” hanno innescato una serie di eventi che hanno portato a un ricorso legale. Il Napoli, sostenendo di essere stato danneggiato dalla gestione dei diritti televisivi, ha deciso di contestare le decisioni prese in ambito federale, portando la questione in tribunale.
Sin dall’inizio, la posizione del Napoli si è dimostrata controversa. La società ha presentato un ricorso dopo aver perso in prima istanza, contestando la decisione del Tribunale Federale Nazionale che aveva sanzionato il club per la violazione delle normative relative alle trasmissioni. Questo episodio rappresenta uno dei tanti casi in cui il mondo del calcio si trova a dover confrontarsi con le questioni legate ai diritti televisivi, un aspetto cruciale per il bilancio di molti club.
La Prima Sezione del Collegio di Garanzia del CONI, presieduta dal professor avvocato Vito Branca, ha recentemente emesso la sua pronuncia. Il ricorso presentato dalla S.S.C. Napoli è stato respinto, confermando così le decisioni prese in precedenza dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio e dalla Lega Nazionale Professionisti Serie A. Nella sessione di udienze, il collegio ha esaminato il ricorso iscritto al R.G. n. 49/2024, presentato il 13 settembre 2024, e ha concluso che l’appello presentato dal Napoli non era fondato.
Il collegio ha ribadito l’importanza delle regole stabilite dalla FIGC e dalla LNPA, confermando l’ammenda di €230.000 comminata al club partenopeo. Questo importo è stato fissato per violazioni precedentemente riscontrate e rappresenta una consistente somma, evidenziando così l’approccio rigoroso delle autorità calcistiche nella gestione delle norme e dei diritti televisivi. La decisione ha inoltre stabilito che le spese legali fossero a carico della parte soccombente, con un ammontare complessivo di €3.000, oltre agli accessori di legge.
La sentenza del CONI ha importanti ripercussioni non solo per il Napoli, ma anche per il panorama calcistico italiano. La decisione sottolinea come le problematiche legate ai diritti televisivi rimangano una questione centrale nel mondo del calcio. I club, da una parte, cercano di massimizzare i ricavi attraverso accordi vantaggiosi con le emittenti, mentre, dall’altra, devono conformarsi a regolamenti e sanzioni in caso di violazioni.
In questo caso, il Napoli ha dovuto affrontare una duplice sfida: la lotta legale contro le autorità sportive e la necessità di trovare un accordo di trasmissione che possa garantire i giusti ritorni economici. La questione dei diritti TV è particolarmente significativa nel contesto attuale, dove la competitività tra le varie squadre non è determinata solo dal valore tecnico della rosa, ma anche dalla solidità economica derivante dai contratti di trasmissione. Ancor più, la decisione del CONI potrebbe servire da monito per altri club che si trovano in situazioni simili.
Il caso Napoli-Dazn resta un esempio emblematico delle sfide che le società sportive devono affrontare nel moderno panorama calcistico, dove il diavolo si nasconde nei dettagli e le leggi non sempre sembrano favorire i protagonisti del campo.