Il dibattito calcistico sul braccetto e la costruzione dal basso: spunti di riflessione

Il calcio è un universo in cui le strategie si intrecciano con la creatività, e ogni allenatore ha la propria visione del gioco. Recentemente, un’intervista a un noto mister ha riacceso il dibattito sull’importanza del ruolo del braccetto e sulla filosofia del gioco basata sulla costruzione dal basso. Questi concetti appassionanti sono emersi durante una cena informale a Brescia, dove il mister ha condiviso le sue opinioni con leggerezza ma anche con un pizzico di serietà.

Il concetto di braccetto nel 3-5-2

Nella sua tesi redatta a Coverciano, il mister ha analizzato a fondo il sistema di gioco 3-5-2, enfatizzando il ruolo strategico dei braccetti, sia di destra che di sinistra. Questo approccio, inizialmente considerato innovativo e persino bizzarro dagli osservatori del calcio, ha trovato nel tempo sempre più sostenitori. Tuttavia, la sua applicazione pratica ha dimostrato di non essere priva di complessità, generando discussioni animate tra allenatori e analisti.

Il braccetto, inteso come terzino centrale, è fondamentale per garantire equilibrio tra difesa e attacco. Sebbene possa sembrare una figura marginale, in realtà rappresenta un anello cruciale nella catena di gioco. L’idea di impiegare due braccetti permette maggiore fluidità e copertura, garantendo sia la fase difensiva sia quella offensiva. Nonostante ciò, il mister ha messo in evidenza come, in assenza di giocatori adatti, il sistema possa risultare inefficace e persino controproducente.

In questo contesto, la sua affermazione “un bel guaio” sintetizza perfettamente la difficoltà di una strategia che richiede tempi di attuazione e attitudine da parte del gruppo. Il rischio di sovraccaricare i braccetti e di renderli vulnerabili è sempre dietro l’angolo, soprattutto se non si ha una rosa di giocatori capace di eseguire i movimenti voluti. Al di là delle chiacchiere da tavola, il mister ha tolto il velo a una questione cruciale: la bravura di un allenatore si misura anche dalla capacità di adattare le proprie idee alle disponibilità dei calciatori.

La costruzione dal basso e le sue interpretazioni

Il termine “costruzione dal basso” è diventato un mantra nel lessico calcistico contemporaneo, evocando visioni di gioco fluido e di possesso palla. Tuttavia, la discussione è più sfumata di quanto possa apparire. Durante la cena a Brescia, il mister ha fatto riferimento a una partita specifica, Pescopagano-Baraggiano, per sottolineare le diverse interpretazioni di questa filosofia di gioco.

A suo avviso, la costruzione dal basso può trasformarsi in un problema se non viene eseguita correttamente. Parlando di “distruzione dal basso“, il mister segnalava come un tentativo maldestro di avviare l’azione dalla propria area possa generare calci d’angolo o situazioni di pericolo in fase difensiva anziché creazione di opportunità in attacco. La risata di Pep, un noto collega, testimonia quanto il tema possa sembrare paradossale e quanto sia fondamentale discutere e chiarire strategie comuni.

Il mister ha espresso la sua preferenza per un gioco che non si sofferma tanto sulla costruzione meticolosa, quanto sulla capacità di recuperare palla rapidamente e di lanciarsi in attacco. In questo modo, si crea un equilibrio tra il mantenimento dell’iniziativa e la spinta offensiva, che è essenziale per ottenere risultati. L’alternanza tra costruzione e velocità è ciò che distingue le grandi squadre. Seguendo questa linea di pensiero, il mister auspica una maggiore varietà nelle modalità di attacco, incoraggiando le squadre a essere proattive e reattive nel proprio gioco.

Published by
Filippo Grimaldi