La recente approvazione della legge che consente il terzo mandato per il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha sollevato polemiche e tensioni all’interno del Partito Democratico. Massimiliano Manfredi, consigliere regionale e fratello del sindaco di Napoli, Gaetano, è al centro del dibattito politico per aver votato a favore della norma, suscitando malumori nel suo partito e all’esterno. Le sue decisioni hanno portato anche al ritiro del sostegno di Forza Italia alla candidatura del sindaco all’Anci, aumentando la complessità della situazione.
La legge elettorale campana è stata recentemente modificata, introducendo nuove e più restrittive norme riguardanti le dimissioni dei sindaci che desiderano candidarsi alle elezioni regionali. In particolare, la legge prevede ora che tutti i sindaci, inclusi quelli di comuni con meno di 5.000 abitanti, debbano dimettersi almeno tre mesi prima delle elezioni. Questa misura è stata interpretata come un tentativo di limitare il numero di primi cittadini capaci di presentarsi come candidati, in un contesto elettorale che si fa sempre più complesso.
Dentro questa cornice, Massimiliano Manfredi ha votato a favore della modifica, nonostante ciò possa essere contrario alla linea ufficiale del Partito Democratico. L’azzurro Fulvio Martusciello ha criticato duramente la sua decisione, sostenendo che l’azione di Manfredi avrebbe danneggiato la candidatura del fratello, Gaetano, a presidente dell’Anci. Tuttavia, è fondamentale comprendere che, secondo la legislazione vigente, un sindaco non può ricoprire anche il ruolo di consigliere regionale, il che implica che deve dare le dimissioni prima di candidarsi.
Martusciello ha accusato Massimiliano Manfredi di avere “indebolito” la varando una norma restrittiva che contrasta con le aspirazioni del fratello. Rispondendo, Manfredi ha definito strumentali queste accuse, e ha chiarito che il suo voto era in linea con quello di molti altri membri della maggioranza. Ha detto che il divieto per i sindaci di mantenere il proprio incarico mentre si candidano è già previsto dalla legge e non dipende da una scelta personale.
In merito alle contestazioni riguardo al periodo delle dimissioni, Manfredi ha spiegato che il cambiamento della norma è frutto di un accordo all’interno della maggioranza. Durante i negoziati, alcuni partiti hanno preteso una regolamentazione più severa per i sindaci, mentre il Partito Democratico è riuscito a mediare su un termine di tre mesi. La questione ha suscitato contestazioni, inclusa quella dell’ANCI e dello stesso Gaetano Manfredi, il quale ha espresso dissenso.
Una delle conseguenze più immediate delle scelte di Massimiliano Manfredi e del suo voto a favore del terzo mandato per De Luca è stato il ritiro del sostegno di Forza Italia alla candidatura del sindaco di Napoli a presidente dell’ANCI. Questa mossa ha ulteriormente complicato la posizione del sindaco, già sottoposto a pressioni e critiche all’interno della sua stessa coalizione.
Massimiliano ha sottolineato, tuttavia, che la sua posizione politica non è influenzata dalla sua relazione con il sindaco di Napoli. Entrambi, secondo lui, rappresentano interessi e posizioni distinte, pur mantenendo un legame familiare. Ha evitato di commentare le opinioni espresse dalla segretaria del partito, Elly Schlein, riguardo al tema del terzo mandato, dichiarando che non c’è stata alcuna pressione nell’ambito della loro associazione familiare.
In questo contesto, Manfredi ha dichiarato che ciascun politico è responsabile delle proprie decisioni e che la responsabilità delle azioni legislative non può essere attribuita a un singolo membro solo per le relazioni familiari. Ha rimarcato l’importanza di un’elezione democratica e del rispetto della volontà del corpo elettorale.
L’attuale tensione all’interno del Partito Democratico, accentuata dalla legge sul terzo mandato, mette in evidenza le sfide che il partito sta affrontando all’interno della coalizione di centrosinistra in Campania. La votazione a favore di un terzo mandato per De Luca potrebbe essere interpretata come un sostegno a politiche personali anziché a una visione collettiva, sollevando interrogativi sulla direzione futura del partito.
Manfredi ha affermato che la responsabilità della selezione del candidato governatore spetta a tutta la coalizione e non è solo una questione di potere. La decisione di candidarsi e le scelte strategiche di partito continueranno a essere sotto esame, con ogni membro che dovrà affrontare potenziali ripercussioni. La sfida ora è quella di armonizzare le posizioni interne e garantire una conduzione politica che possa soddisfare le aspettative degli elettori campani, senza lasciare spazio a conflitti interni che possano erodere la fiducia nei leader.