La questione carceraria in Italia ha assunto toni preoccupanti, evidenziando un fenomeno allarmante: un numero crescente di detenuti anziani. La recentissima notizia di un detenuto di quasi 93 anni trasferito in detenzione domiciliare presso una struttura adeguata ha riacceso i riflettori su una popolazione carceraria che presenta un’età media sempre più avanzata. Il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria , Aldo Di Giacomo, ha confermato che tale situazione è il risultato di un sistema che non riesce a gestire la grande quantità di persone anziane in carcere.
Secondo i dati forniti dal Ministero della Giustizia al 30 giugno scorso, in Italia ci sono 1.244 detenuti di età pari o superiore a 70 anni, di cui 115 nelle carceri della Campania. Questo dato rivela una realtà inquietante: il numero di detenuti anziani è in costante aumento, ma la catalogazione del Ministero non permetterebbe di ottenere informazioni dettagliate sui detenuti di 80 anni e oltre. Nonostante ciò, ci sono numerose segnalazioni di casi che fanno parte di questa fascia di età. La detenzione per i soggetti più anziani solleva questioni etiche e legali, riguardo la loro salute, la capacità di scontare una pena in modo dignitoso e le garanzie di un trattamento umano all’interno delle strutture penitenziarie.
Le carceri italiane sembrano non essere attrezzate per affrontare le necessità specifiche di questi detenuti, che spesso soffrono di malattie croniche e fragilità fisica. Il dibattito intorno alla detenzione domiciliare, soprattutto per i soggetti anziani, è più attuale che mai, aprendo un ampio ventaglio di considerazioni anche riguardo alle politiche penitenziarie e alle modalità di reinserimento dei soggetti al termine della pena.
Il problema delle carceri italiane è complesso e radicato in una crisi strutturale. Di Giacomo ha denunciato che all’inizio dell’anno l’emergenza carcere ha raggiunto una dimensione storicamente allarmante: nel corso del 2023, il numero di morti in carcere ha raggiunto quota 191, tra cui 76 suicidi. Questa situazione evidenzia una pressione insostenibile e l’incapacità degli istituti penitenziari di garantire la sicurezza e il benessere dei detenuti.
Analizzando i dati, emerge anche la critica condizione del personale penitenziario, che conta circa 31.000 unità. Un forte sottodimensionamento degli organici è palpabile: delle 5.000 assunzioni previste dal governo, si stima che 4.000 siano state “bruciate” dalla pensionabilità del personale. Con una media di 200 pre-pensionamenti l’anno, le carceri si trovano costantemente in difficoltà a mantenere un adeguato livello di sicurezza e assistenza.
Il carico di lavoro e le responsabilità crescenti gravano sul personale rimasto, aggravando ulteriormente le già critiche condizioni di lavoro. Queste sfide si riflettono anche sulle condizioni di vita dei detenuti, con evidenti ripercussioni sulla recente condanna dello Stato Italiano da parte di organismi europei in merito a diritti umani e gestione delle carceri.
La situazione attuale delle carceri italiane dimostra chiaramente l’urgenza di un intervento governativo e di politiche riformistiche in grado di affrontare in modo efficace l’emergenza del sistema penitenziario. La crescente popolazione carceraria anziana e il grave sovraffollamento richiedono un riesame della legislazione vigente, insieme a misure che riescano a garantire un trattamento umano e il rispetto dei diritti fondamentali.
Una possibile strada da intraprendere è l’espansione dell’uso della detenzione domiciliare per i soggetti anziani, che permetterebbe non solo di alleviare la pressione sui penitenziari ma anche di fornire assistenza e cura in un ambiente più adatto. La sfida è complessa e richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga giuristi, psicologi e operatori sociali, affinché il sistema penale possa non solo punire, ma anche riabilitare e reintegrare nella società.
Di fronte a un panorama così difficile, la speranza di un futuro migliore per le carceri italiane dipende dalla capacità dello Stato di riconoscere i problemi e di agire tempestivamente incanalando risorse e sforzi in direzione di un sistema più equo e sostenibile.