Il futuro degli affitti brevi a Napoli: rischio chiusura per migliaia di B&B e case vacanza

La recente introduzione del Codice Identificativo Nazionale destina a cambiare drasticamente il panorama degli affitti brevi a Napoli. Questa nuova normativa, che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2025, metterà a rischio circa 3.000 unità immobiliari della città, tra cui bed and breakfast e case vacanza. Gli operatori del settore, già provati da un aumento della tassa di soggiorno, lamentano non solo le nuove restrizioni, ma anche un sistema di monitoraggio inadeguato delle presenze turistiche.

Le problematiche legate alla normativa sul CIN

Secondo quanto riportato da Agostino Ingenito, presidente dell’Associazione B&B e case vacanze , l’introduzione del CIN comporterà una significativa riduzione delle strutture turistiche attive. Attualmente, il Comune di Napoli ha registrato circa 7.000 strutture, ma gli annunci online raggiungono le 13.000 unità, mettendo in evidenza una chiara disparità. Si stima che circa il 25% di queste attività non soddisfi i requisiti urbanistici richiesti dalla nuova norma, il che potrebbe tradursi nella chiusura di migliaia di attività nel settore degli affitti brevi.

Ingenito sottolinea che, senza la possibilità di apparire sui portali specializzati, molti gestori potrebbero cercare di promuovere le loro case vacanza attraverso canali informali, mettendo in discussione l’efficacia dei controlli previsti. Tuttavia, il CIN potrebbe rappresentare un’opportunità per instaurare regolamenti più rigorosi, che garantiscano una maggiore qualità nell’accoglienza e nel servizio turistico.

L’aumento della tassa di soggiorno e le sue conseguenze

L’aumento della tassa di soggiorno, che dal 2025 passerà da 3 a 4,5 euro a persona per i B&B napoletani, rappresenta un ulteriore ostacolo per gli operatori del settore. Ingenito avverte che questa misura potrebbe compromettere la competitività delle strutture locali rispetto ad altre città d’arte, rendendo Napoli meno attrattiva per i turisti. Per una famiglia di quattro persone con figli maggiorenni, questo incremento si tradurebbe in un ulteriore costo di 6 euro a notte, una cifra non trascurabile per chi cerca un’offerta turistica accessibile.

In particolare, i professionisti del settore sottolineano che se l’aumento della tassa fosse una misura giustificata da investimenti mirati a migliorare i servizi di accoglienza, il sacrificio finanziario richiesto sarebbe più tollerabile. Purtroppo, gli operatori denunciano la carenza di decoro urbano, pulizia stradale e punti informativi per i turisti, evidenziando quindi una gestione imperfetta dei proventi derivanti dalle tasse.

Le prospettive future per il settore degli affitti brevi a Napoli

Con l’entrata in vigore del CIN e l’aumento della tassa di soggiorno, il futuro degli affitti brevi a Napoli appare incerto. Gli operatori locali si trovano a dover affrontare una regolamentazione sempre più stringente e un contesto competitivo che rischia di scoraggiare i turisti. La città potrebbe trovarsi di fronte a una contrazione significativa dell’offerta turistica, con il rischio di perdere parte del suo fascino agli occhi degli ospiti.

È cruciale, pertanto, che le autorità comunali e regionali considerino attentamente le necessità degli operatori del settore e lavorino per creare un ambiente favorevole che non metta a rischio l’esistenza delle strutture turistiche locali. La crisi degli affitti brevi potrebbe non solo ridurre le opportunità economiche per i gestori, ma anche influire negativamente sull’immagine complessiva di Napoli come destinazione turistica di qualità.

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Filippo Grimaldi