L’Italia si trova al centro di dinamiche geopolitiche cruciali, con il Mezzogiorno pronto a giocare un ruolo primario nel panorama economico e politico del Paese. Marco Minniti, presidente della Fondazione MedOr, esprime una visione ottimista per il Sud, sottolineando l’importanza della formazione e della cooperazione internazionale. In un’epoca in cui il legame tra l’Occidente e il Sud del mondo è sempre più pertinente, l’intervista offre spunti significativi su come il Mezzogiorno potrebbe diventare un avamposto economico per l’Italia.
Marco Minniti, ex parlamentare e membro di vari governi di centro-sinistra, sottolinea che il Mezzogiorno può diventare una “piattaforma omogenea e strategica”. Questa evoluzione del ruolo meridionale è significativa. In passato, la parola “meridionale” era spesso associata a fragilità e dipendenza. Oggi, però, il Sud è visto come un potenziale motore economico per l’Italia, non solo per la sua posizione geografica ma anche per le risorse umane e culturali di cui dispone.
Secondo Minniti, il rinnovato interesse per il Mezzogiorno non si limita solo all’interno del Paese, ma si estende a un nuovo sguardo verso l’Africa. Questo approccio non è casuale; si tratta di una prospettiva strategica che riconosce il Sud come un pivot per l’interscambio culturale e commerciale. La collaborazione tra le istituzioni meridionali, le università e il settore produttivo sarà fondamentale per concretizzare questa visione.
Nel contesto di una crescente attenzione verso il Sud, è essenziale affrontare le sfide legate alla leadership e alla governance. Le classi dirigenti, incluse quelle accademiche e produttive, sono chiamate a contribuire attivamente. Solo così sarà possibile sfruttare appieno il potenziale del Mezzogiorno, che non dovrebbe più essere visto solo come un’area con difficoltà economiche, ma piuttosto come un’entità in grado di influenzare in modo positivo l’economia nazionale.
Uno degli aspetti chiave per l’ascensione del Mezzogiorno nel contesto geopolitico è l’attenzione al capitale umano. Minniti evidenzia l’impegno della Fondazione MedOr nella formazione universitaria come mezzo per attrarre talenti, in particolare dal continente africano. Le università meridionali hanno registrato un notevole sviluppo e sono ora in grado di formare professionisti altamente qualificati.
L’idea è quella di promuovere un “doppio movimento”: attrarre giovani africani per formarli qui e incoraggiare il rientro di quei talenti meridionali che hanno scelto di lavorare all’estero. Questo approccio non solo contribuirebbe a ridurre il fenomeno della fuga di cervelli, ma rafforzerebbe anche le capacità e le competenze locali.
Minniti sottolinea che, sebbene l’iniziativa di attirare studenti africani rappresenti un’opportunità, è altrettanto importante garantire che i laureati meridionali possano ritornare per contribuire attivamente alla crescita del loro territorio. La formazione di una classe dirigente locale sarà cruciale per affrontare le sfide economiche e sociali future e per stabilire una rete collaborativa tra i due continenti.
Il Piano Mattei, concepito per rinnovare e rafforzare i legami tra Italia e Africa, rappresenta un cambio di paradigma nelle relazioni internazionali. Minniti evidenzia come l’Africa stia assumendo un ruolo sempre più centrale a causa dei crescenti squilibri demografici. Mentre il continente africano macina tassi di crescita della popolazione elevati, l’Europa sta vivendo una crisi demografica significativa.
Il Piano Mattei non è solo una questione di cooperazione economica, ma si propone di stabilire canali legali per la mobilità e l’immigrazione, affrontando così il tema delle migrazioni, che devono essere considerato come un elemento strutturale e non emergenziale. L’Africa, con il 60% delle terre coltivabili del mondo, potrebbe rivelarsi una chiave per la sicurezza alimentare globale.
La cooperazione dovrebbe coinvolgere non solo le istituzioni italiane ma anche organismi internazionali, come l’Unione Africana e le Nazioni Unite, per garantire una risposta condivisa ai fenomeni migratori e ai traffici umani, ponendo l’accento sulla necessità di un approccio integrato e multidimensionale.
Minniti non tralascia la questione della sicurezza, che rimane una delle sfide più gravi per l’Africa. Con conflitti irrisolti in paesi come il Sudan e Mali, il continente rappresenta un terreno fertile per il terrorismo internazionale e per la destabilizzazione. Nonostante l’attenzione globale sia spesso rivolta a conflitti come quelli in Ucraina, situazioni già critiche in Africa rischiano di venire trascurate.
In questo contesto, Minniti avverte della necessità di riconsiderare l’idea di un ordine mondiale unipolare, suggerendo che la pace duratura può essere raggiunta solo tramite accordi e dialogo con il Sud del mondo. L’emergere di alleanze come i Brics e la Shanghai Cooperation Organization dimostra che anche le potenze emergenti stanno cercando di rafforzare la loro influenza a livello globale.
Il ruolo geopolitico della Turchia, nonostante le sue difficoltà economiche, dimostra come le dinamiche internazionali siano complesse e interconnesse. La Turchia si sta affermando come attore chiave, non solo per i suoi scambi economici ma anche nella diplomazia internazionale. Questo scenario mette in evidenza l’importanza di un approccio strategico su scala globale, in cui il Mezzogiorno potrebbe diventare un attore di rilievo.