La situazione economica in Campania, per quanto riguarda il settore industriale, si presenta complessa e sfidante, specialmente nell’ambito dell’automotive. Le vertenze sindacali aperte raccontano di un tessuto produttivo brulicante di attività , ma caratterizzato da difficoltà significative. Abbiamo avuto l’opportunità di parlare con Emilio De Vizia, presidente della Federazione degli Imprenditori, che ha condiviso la sua visione e le sue proposte per affrontare la crisi.
L’industria dell’automotive in Campania
In Campania il settore automotive è vitale, con circa 430 unità produttive che operano nella fabbricazione di autoveicoli e mezzi di trasporto. Complessivamente, questo settore impiega oltre 24.600 persone. I dati mostrano una distribuzione delle aziende che segnala una predominanza di piccole realtà : 18 aziende hanno più di 250 addetti, 51 rientrano nella fascia di 50-250 lavoratori, 91 hanno tra 10 e 49 dipendenti, mentre 270 operano con meno di 9. La maggior parte della forza lavoro si concentra nel Napoletano, seguito da Irpinia, Casertano, Sannio e Salernitano. Mentre la produzione nazionale di veicoli fatica a tenere il passo con paesi europei come Francia e Spagna, i dati economici mostrano anche un divario preoccupante nei costi salariali e non salariali. In Polonia, ad esempio, la paga media è di 14,5 euro all’ora, con il carico non salariale al 15,9%, rispetto al 27,9% in Italia.
Proposte per il settore automotive
De Vizia propone un intervento immediato per affrontare la situazione critica. Innanzitutto, è fondamentale dichiarare uno stato di crisi per il settore automotive, che permetterebbe di accedere alla Cassa integrazione straordinaria per almeno 2-3 anni. Questo intervento dovrebbe includere anche la sospensione della restituzione dei capitali per i finanziamenti ricevuti e una riduzione delle tasse previste dalla legge di Bilancio 2025. Un rinvio della scadenza per l’entrata in vigore della normativa Euro 7 sarebbe utile per dare respiro alle aziende e consentire una transizione più gestibile verso nuovi standard. La proposta di un trattamento fiscale del 20% non solo per le auto ibride plug-in, ma anche per quelle senza plugin, insieme a ecoincentivi statali per una gamma più ampia di veicoli, è vista come un passo necessario.
Difendere la filiera produttiva meridionale
L’80% della filiera automotive è situata al Sud, rendendo cruciale la salvaguardia di queste produzioni. La necessità di un intervento per la defiscalizzazione del costo del lavoro è stata parzialmente soddisfatta, ma De Vizia sottolinea che sono necessari sforzi più ampi. L’adeguamento della normativa verso una neutralità tecnologica è essenziale, così come l’adozione di misure a sostegno delle energie rinnovabili, come i biocarburanti. Ulteriori misure potrebbero includere dazi nel caso in cui le aziende non utilizzino una certa percentuale di componenti italiani nelle loro produzioni.
Investimenti e aspettative per il futuro
Un capitolo importante riguarda la gigafactory delle batterie, per la quale sono stati stanziati 500 milioni di euro. De Vizia è in attesa di aggiornamenti da Seri, l’azienda coinvolta nel progetto, che ha recentemente acquisito l’ex stabilimento Iveco in Irpinia. Gli imprenditori locali guardano con attenzione all’evoluzione di questi progetti, sperando che possano portare benefici significativi all’economia regionale.
La mancanza di manodopera qualificata
Un tema che emerge con forza nei colloqui con De Vizia è la mancanza di manodopera qualificata in Campania. Le aziende lamentano difficoltà nel trovare personale formato. Ci sono però esempi positivi, come il corso di formazione ITS per la meccatronica in Irpinia, dove i 150 ragazzi formati hanno trovato subito lavoro. La sfida è quella di continuare a sviluppare programmi di formazione capaci di rispondere alle esigenze industriali locali e ridurre il gap tra domanda e offerta di lavoro.
L’impatto del Pil regionale
Un altro aspetto che De Vizia affronta con rassegnazione è il fatto che, nonostante la produzione e le attività economiche, una parte del prodotto interno lordo non si riflette realmente nella regione. Aziende come Ferrero in Irpinia e De Vizia stessa, che ha sede legale a Torino, generano ricavi significativi, ma questi non vengono considerati nel calcolo del Pil campano. È un dettaglio che evidenzia una disparità nei conteggi e che meriterebbe maggiore attenzione a livello di policy per valorizzare le vere dimensioni del contributo economico delle aziende locali.
In questo contesto, il futuro dell’industria in Campania si delinea come una sfida che richiede interventi strategici. Il mondo imprenditoriale è chiamato a unirsi per affrontare le difficoltà attuali, sostenere la formazione e garantire che le risorse del Sud siano valorizzate in modo adeguato.