Il richiamo del maestro Muti e il significato del termine “stutare” nella cultura campana

Un episodio curioso è accaduto durante il tradizionale concerto di Natale al Senato, evento atteso che ha visto la partecipazione del maestro Riccardo Muti, noto per il suo legame con la tradizione musicale italiana. Tra le note di Beethoven e le melodie vivaci di Bizet, un cellulare ha interrotto l’atmosfera, provocando una reazione che ha suscitato il sorriso del pubblico. L’invocazione del maestro Muti, con la sua tipica espressione napoletana “Stutatelo sto telefonino”, ha riacceso i riflettori su un termine dialettale intriso di storia e cultura: “stutare“.

L’origine e il significato del termine “stutare”

Il termine “stutare” si traduce in italiano come “spegnere” o “smorzare“. Radicata nella lingua napoletana, questa parola appare frequentemente nei dialetti di diverse regioni meridionali, come il salentino e il pugliese, ma ha trovato ancor più spazio nella parlata calabrese. L’uso di “stutare” non è casuale; si riferisce a un gesto di attenzione e rispetto verso l’atmosfera circostante, come nel caso di un concerto, dove l’armonia è sacra e la disattenzione è vista come una mancanza di rispetto.

La radice di “stutare” nella lingua napoletana è profondamente legata alla cultura e alle tradizioni locali. Si usa frequentemente, ad esempio, nella frase “stutate ‘a luce”, per esortare qualcuno a spegnere una luce, oppure in “stutate ‘o muzzone”, richiamando all’azione di spegnere una candela. Queste espressioni non solo evocano immagini vivide della vita quotidiana, ma riflettono un modo di comunicare che fa parte della memoria collettiva di una comunità.

Oltre al significato letterale, “stutare” porta con sé una connotazione culturale. In molte famiglie napoletane, il gesto di spegnere una luce o una fiamma è simbolo di fine, di conclusione di un’attività, come le cene che si concludono con il spegnimento della luce conviviale. In questo senso, il termine diventa un simbolo di rispetto per i momenti condivisi e, al contempo, di rientro nella quotidianità.

La reazione di Riccardo Muti e il legame con la tradizione

Riccardo Muti è un gigante della musica classica, noto per il suo stile incisivo e per la sua attenzione ai dettagli. Durante il concerto di Natale, la sua reazione davanti al cellulare che squillava ha messo in evidenza non solo il desiderio di mantenere la sacralità dell’evento, ma anche un forte legame con le proprie radici culturali. Il suo invito a “stutare” il telefono è stato più di un semplice ammonimento; è stata un’affermazione della propria identità e delle tradizioni che rappresenta.

Per molti spettatori, il richiamo di Muti ha risuonato come un richiamo generazionale. La consapevolezza di trovarsi di fronte a un maestro che parla in dialetto ha riunito il pubblico, creando un momento di connessione e affetto. Non è solo un’illustrazione di come l’arte possa unire, ma anche di come i valori culturali esprimano la vera anima degli artisti. Il fatto che Muti usi un termine così intrinsecamente legato al dialetto napoletano serve a mettere in risalto la bellezza e l’importanza della lingua nella vita quotidiana e nelle arti performative.

Questo episodio mette chiaramente in luce quanto sia importante per gli artisti rimanere fedeli alle proprie origini, trasmettendo valori e tradizioni anche nei contesti più formali. Il “stutare” nel contesto del concerto non è solo un atto pratico, ma un gesto piegato a una profonda eredità culturale.

L’eredità culturale dei dialetti e la loro presenza nel contesto contemporaneo

Il dialetto napoletano, così come altri dialetti italiani, è molto più di un semplice mezzo di comunicazione. Rappresenta una strada per comprendere la storia e le tradizioni di un popolo. Usare termini come “stutare” in eventi di rilevanza nazionale come il concerto di Natale al Senato è un modo per affermare che la cultura popolare ha un valore che trascende le barriere sociali e temporali.

In una società in cui l’italiano standard prevale, i dialetti sono spesso messi da parte. Tuttavia, eventi come questi dimostrano che il dialetto ha un posto d’onore nella musica, nella letteratura e nell’arte. Il riemergere di parole come “stutare” non è solo una questione linguistica, ma una rivendicazione di identità.

Con l’uso di espressioni dialettali in contesti formali, si crea un ponte tra generazioni. I giovani iniziano a prendere coscienza del valore del linguaggio delle loro radici, reintroducendolo nel loro lessico quotidiano. Ciò non solo preserva la lingua, ma arricchisce anche il panorama culturale.

Riflessioni come quelle di Muti possono ispirare la nuova generazione a riappropriarsi dei propri dialetti, a vedere in essi non solo una lingua, ma una storia viva da tramandare. Non c’è dubbio che la connessione tra la musica e il linguaggio sia profonda e significativa, richiamando continuamente a valori di rispetto e storicità.

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Redazione