Luciano Spalletti ha intrapreso una trasformazione significativa della nazionale italiana di calcio, portando la squadra verso un nuovo percorso dopo la deludente prestazione all’Europeo. La vittoria contro Israele non solo ha consolidato il primato nel girone di Nations League, ma ha anche aperto la strada a un futuro di speranza, con gli azzurri vicini alla qualificazione per le fasi finali del torneo. Con altri due importanti match in avvicinamento, l’attenzione torna a un undici azzurro ringiovanito e ritrovato, capace di reinserirsi nel contesto internazionale.
Spalletti ha sottolineato l’importanza di un gioco equilibrato e propositivo, passando da un’estate di dolore e riflessione sugli errori del passato a una ristrutturazione tecnica e mentale della squadra. “Giochiamo bene, ma non voglio che la leggerezza diventi superficialità”, ha affermato il ct, evidenziando la sua determinazione nel non ripetere gli sbagli che hanno caratterizzato la precedente competizione. L’approccio di Spalletti punta a rendere l’Italia capace di gestire le partite con maggior sicurezza, senza perdere di vista la serenità e il focus sui risultati.
La squadra ha mostrato progressi notevoli in termini di coesione e fluidità, elementi essenziali per affrontare le due sfide decisivi contro Belgio e Francia. Il lavoro tattico e la preparazione atletica saranno fondamentali per affrontare avversari di alto livello e mantenere l’intensità necessaria nelle partite cruciali. La scelta di puntare su un gioco di possesso e incursioni rapide promette di trasformarsi in un efficace strumento per il riemergere della nazionale sul palcoscenico europeo.
Uno dei risultati più evidenti della gestione di Spalletti è la rinascita di un gruppo di giovani talenti. La vittoria contro Israele è stata segnata dalla presenza di un’età media del gruppo titolare di soli 25,2 anni, un abbassamento significativo rispetto agli 27,6 anni degli azzurri di inizio estate. Questo rinnovamento si riflette anche nel volume di spettatori, con 7 milioni e 300 mila tifosi incollati davanti alla televisione durante l’incontro. La crescita di Calafiori, Ricci e Tonali rappresenta una speranza concreta per il futuro della squadra, mentre l’esperienza di giocatori più navigati come Di Lorenzo contribuisce a bilanciare il gruppo.
Spalletti ha mostrato una predisposizione a lanciare i più giovani, con l’obiettivo di colmare il gap di esperienza che ha assistito l’Italia nelle ultime competizioni. La sinergia tra i giovani e i veterani del gruppo potrebbe rivelarsi l’arma vincente nel lungo periodo, con il ct già impegnato a creare un mix di freschezza e competenza sul campo, pronto a affrontare disputate internazionali di crescente difficoltà.
Un elemento chiave nella ristrutturazione della nazionale è Giovanni Di Lorenzo, difensore classe ’93, in prima linea sin dai tempi trascorsi a Napoli con Spalletti. La sua leadership e professionalità sono state decisive, rappresentando una costante nel piano di rinascita dell’allenatore, il quale ha sempre ritenuto fondamentale avere un giocatore di riferimento nel suo undici titolare. Di Lorenzo, con la sua prestazione solida, ha risposto alle aspettative, non solo difendendo con efficacia, ma segnando anche due gol che testimoniano il suo impatto decisivo sulla squadra.
Al suo fianco, l’italo-argentino Retegui ha assunto un’importanza cruciale nell’attacco azzurro. Il centravanti, approdato dal campionato italiano, ha dimostrato capacità realizzative e ottime doti di assistenza, trasformando il gioco della squadra e conferendo finalizzazione all’azione offensiva. La crescita di Retegui nel contesto di un club competitivo come l’Atalanta ha reso possibile questo rinvigorito attaccante, capace di creare opportunità e finalizzare i diversi schemi di gioco approntati da Spalletti.
Il centrocampo della nazionale è il reparto che ha subito il rinnovamento più significativo, con scelte radicali che potrebbero rivelarsi risolutive nel lungo termine. Spalletti ha deciso di adottare una formula con due mediani-registi, dando spazio a giocatori freschi e dinamici quali Tonali e Ricci. Questa rivoluzione ha portato a un maggior controllo del gioco e a un’efficace gestione del possesso, eccellenti prerequisiti per affrontare sfide di alto livello.
Mentre la mancanza di alternative ha rappresentato una difficoltà, l’assenza di Barella ha messo in luce la necessità di una sempre più solida catena mediana, con l’aspettativa di recuperare al più presto Fagioli dalla sua condizione attuale. Spalletti, del resto, sembra avere le idee chiare su come comporre il puzzle di un centrocampo in continua evoluzione, puntando su giovani con potenziale, e su esperti pronti a rispondere a nuove sfide.
Alla luce di queste grandi manovre, emergono nuovi giovani talenti come Daniel Maldini, Pisilli e Lucca, affiancati a un nucleo consolidato di calciatori. Spalletti vanta una rosa che ha tempo e spazi per forgiare nuove alternative, funzionando su un sistema tattico che, sebbene abbia visto volteggi e adattamenti durante il percorso europeo, ha mantenuto come punto fisso la difesa a tre. Anche nelle situazioni di emergenza, come l’espulsione di Pellegrini, Spalletti ha continuato a perseguire la sua filosofia.
Il ct ha messo a punto un modulo che prevede un equilibrio tra fase difensiva e attacco incisivo, rendendo chiara la direzione verso cui intende portare l’azzurro. Il lavoro di Spalletti punta sulla continuità e sull’evoluzione del gruppo, con la ferma volontà di riportare l’Italia al vertice del calcio internazionale.