La recente inchiesta condotta dai carabinieri di Caserta e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli rivela un inquietante ritorno dei casalesi sulla scena criminale. Questa indagine evidenzia la persistenza di modelli di comportamento tipici della camorra, con implicazioni per la sicurezza pubblica e l’economia locale. I protagonisti di questo revival sono figure storiche della criminalità organizzata, i cui vecchi schemi sono riemersi, sebbene in un contesto completamente diverso.
Alla ribalta si trovano nomi noti come Antonio Mezzero, Pierino Ligato, Carlo Bianco e Giovanni Diana, che, dopo un lungo periodo di detenzione, si sono ritrovati a dover affrontare un mondo assai cambiato. Questi ex detenuti, una volta ai vertici del clan, hanno tentato di riprendere il controllo e ricostruire il loro impero criminale. Tuttavia, le loro azioni, caratterizzate da un approccio violento e intimidatorio, sembrano inefficaci rispetto al contesto attuale. Non riescono a stabilire le stesse relazioni di potere e controllo che un tempo erano al centro delle operazioni dei casalesi, risultando soprattutto a oppressori, piuttosto che a intermediari economici.
Le indagini hanno messo in luce un forte disallineamento tra le aspirazioni di queste figure e la realtà del contesto socio-economico in cui si trovano a operare. Nonostante il tentativo di ripristinare un sistema di estorsione, le vittime – agricoltori, piccoli imprenditori e inquilini – hanno mostrato crescente resistenza, rifiutando di sottomettersi a regole e regimi di intimidazione che non hanno più la stessa presa. I tentativi di estorsione si sono rivelati, nella maggior parte dei casi, infruttuosi, evidenziando una sostanziale mancanza di potere da parte dei nuovi casalesi.
Un aspetto significativo emerso dalle indagini è la probabile frattura tra i capi storici della camorra e gli ex affiliati del clan. Mentre Francesco Schiavone e la famiglia Zagaria rimangono punti di riferimento per la criminalità nella regione, il loro distacco dal resto dell’organizzazione sembra aver generato confusione e frammentazione. Nonostante le aspirazioni degli ex membri di riallacciarsi con i capi, i contatti risultano più una volontà di ricucire relazioni piuttosto che una realtà concreta.
I recenti incontri pianificati mostrano una mancanza di coordinamento, evidenziata dal tentativo fallito di connettersi con Carmine Zagaria, che risulta irreperibile. Questa situazione suggerisce che i capi del clan hanno trovato nuove strategie di autoprotezione, rendendo obsolete le reti di supporto una volta vitali per il clan. Con il passare del tempo, i capi sembrano sempre più autosufficienti, sicuri dei loro patrimoni finanziari e delle loro connessioni, rendendo quindi superflui i legami con gli ex affiliati.
Le indagini rivelano come, attualmente, le operazioni della camorra siano ristrutturate e, soprattutto, meno collegate ai tradizionali canali di finanziamento e riciclaggio di denaro sporco. Mentre un tempo il clan operava attraverso una rete ben radicata di affari legittimi e illegali nella zona, recentemente sono stati rintracciati patrimoni solo marginalmente collegabili all’attività criminale. Le tracce di vecchie ricchezze, con investimenti e attività economiche, sono andate perse in un limbo di indagini mai concretizzate.
Se da un lato è emerso il funzionamento di canali finanziari ancora attivi, come nel caso della famiglia Schiavone, le fortune della famiglia Zagaria rimangono un mistero. Mentre si vocifera di ingenti somme inovate all’estero, la mancanza di evidenze concrete ha sollevato dubbi sull’efficacia delle operazioni dell’intera organizzazione. La carenza di prove sugli investimenti in settori strategici, dalla tecnologia alla sanità, ha sollevato interrogativi sull’efficacia delle misure di contrasto messe in atto dalle autorità, evidenziando le sfide persistenti nel risalire ai flussi economici che rappresentano il vero motore della criminalità organizzata.
Ritrovare un equilibrio di potere che solo pochi anni fa sembrava inossidabile rappresenta un compito arduo, e il futuro dei casalesi nel panorama del crimine organizzato rimane incerto. Le indagini continuano, e così anche la lotta contro la criminalità.