La figura dell’allenatore sta per tornare al centro della scena calcistica italiana, con un significativo aumento della presenza di tecnici indigeni nei campionati di vertice. La Serie A, in particolare, si distingue per una percentuale sorprendente di allenatori italiani, un dato che sottolinea l’importanza della nostra scuola di formazione. Solo scorrendo i nomi presenti nelle panchine, ci si rende conto di quanto questo fenomeno non sia solo un mero dato statistico, ma rappresenti un ritorno alle radici del calcio nostrano.
La predominanza dei tecnici italiani in Serie A
Con l’80% di allenatori italiani nella Serie A, l’Italia si conferma un punto di riferimento per il calcio mondiale. A fronte di una sola manciata di tecnici stranieri—il tedesco Runjaic, lo spagnolo Fabregas, il francese Vieira e il portoghese Conceicao—la presenza italiana è preponderante. Tra di loro, Thiago Motta, nonostante le origini brasiliane, vanta un passaporto italiano. Questo risultato rappresenta un segnale di fiducia verso le competenze locali, evidenziando un cambiamento di rotta rispetto al passato.
Le statistiche evidenziano una chiara tendenza: se ci fosse altrettanta prevalenza di calciatori italiani come quella riscontrata tra gli allenatori, probabilmente i recenti problemi della Nazionale sarebbero già risolti. Attualmente, la presenza di calciatori italiani nella Serie A tocca il 30,4%, un dato decisamente più basso rispetto a quello degli allenatori. L’età media dei tecnici è in diminuzione, con ben nove allenatori sotto i cinquant’anni. I più giovani sono Fabregas e Bocchetti . Dall’altra parte, figure di grande esperienza come Ranieri, a 73 anni, continuano a giocare un ruolo cruciale nel salvare e ristrutturare squadre come la Roma.
Il confronto con gli altri campionati europei
Il quadro della situazione non si limita a un solo campionato. In Premier League, la presenza di tecnici inglesi scende al 15%. Gli altri campionati europei mostrano una proporzione più elevata di allenatori locali, ma nessuno raggiunge il record italiano. La Bundesliga ha il 55% di allenatori tedeschi, mentre in Liga la percentuale è del 70% per gli spagnoli. Infine, in Ligue 1, il 50% dei tecnici sono francesi, ma la squadra del Marsiglia, allenata da De Zerbi, è in lotta con il PSG per la vetta.
Questo panorama mette in luce una tendenza chiara: il calcio italiano sta recuperando un appeal perduto. I presidenti di squadra, in un cambiamento evidente, stanno abbandonando la ricerca di modelli stranieri, spesso visti come miti, per dare fiducia ai tecnici italiani, anche a quelli più giovani, creando così un ambiente fertile per il talento locale.
Il percorso di Simone Inzaghi e il ritorno dei nomi illustri
Uno dei casi più emblematici di questa nuova era è senza dubbio quello di Simone Inzaghi. Passato da allenatore della Primavera della Lazio nel 2016 a diventare l’allenatore della prima squadra, Inzaghi ha rivoluzionato la sua carriera grazie a un colpo di fortuna. Dopo la fallita trattativa con Bielsa, Inzaghi ha trovato la sua strada sulla panchina biancoceleste. Da quel momento, ha costruito una carriera splendente sia alla Lazio che all’Inter, dimostrando come anche i più inesperti possano raggiungere traguardi importanti attraverso l’impegno e la fiducia.
Altra figura significativa è quella di Antonio Conte, che lo scorso anno è tornato in Italia con l’ambizioso progetto di guidare il Napoli verso un futuro di successi. Questa mossa segna un nuovo capitolo per il calcio italiano, che sta finalmente attirando tecnici di spessore, disposti a scommettere sul potenziale delle squadre nostrane. La presenza di nomi storici come Allegri, Mancini e Sarri, tutti alla ricerca di nuovi progetti, rappresenta la voglia di tornare a vivere momenti esaltanti come i fasti del passato.
La sfida di Cannavaro in Croazia
Un altro aspetto interessante riguarda il ritorno di Fabio Cannavaro, un nome noto a livello mondiale, che ha deciso di ripartire dalla Dinamo Zagabria. Dopo un’esperienza fugace all’Udinese, Cannavaro ha scelto di accettare una sfida all’estero. Questo passaggio simbolizza un certo livello di apertura verso opportunità diverse, confermando che il mondo del calcio è in continua evoluzione, con panchine che si liberano e tecnici pronti a riprendere il loro cammino.
Questo è un momento cruciale per il calcio italiano, dove la valorizzazione dei talenti locali sta prendendo piede, creando un futuro potenzialmente brillante per la nostra nazionale e per i club di Serie A. Le scelte dei presidenti, la gestione dei giovani allenatori e il ritorno di nomi di grande prestigio possono segnare una svolta nel panorama calcistico non solo italiano, ma anche internazionale.