Due pazienti hanno ripreso a camminare per la prima volta dopo aver subito lesioni traumatiche al midollo spinale, grazie a un innovativo neurostimolatore midollare. Questa straordinaria impresa è stata realizzata da un team di medici e ricercatori dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano e dell’Università Vita-Salute San Raffaele , insieme a bioingegneri della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. La loro ricerca, pubblicata su Science Translational Medicine, mostra come un protocollo di stimolazione elettrica epidurale ad alta frequenza possa ridurre la spasticità muscolare e migliorare le capacità motorie nei pazienti con traumi al midollo spinale.
La riabilitazione: un passo fondamentale verso la mobilità
La riabilitazione nei pazienti con lesioni al midollo spinale è un processo lungo e complesso. Nel caso dei due pazienti coinvolti nello studio, il trattamento ha incluso l’impianto di un neurostimolatore midollare, un dispositivo già impiegato nella gestione del dolore, seguito da un programma di riabilitazione intensivo. Dopo aver ricevuto il dispositivo, i pazienti hanno cominciato un percorso di stimolazione mirata ad alta frequenza, che, combinata con esercizi di riabilitazione, ha portato a un recupero significativo delle funzioni motorie.
Nel corso del trattamento, uno dei pazienti è riuscito addirittura a percorrere 175 metri senza la stimolazione attiva. Questo risultato dimostra come l’approccio possa effettivamente riportare in vita la capacità di camminare nei soggetti con lesioni spinali, riaccendendo speranze per molti altri che affrontano sfide simili. I risultati sono promettenti, e i medici continuano a sottolineare l’importanza di interventi tempestivi e personalizzati per massimizzare il recupero.
Spasticità muscolare: un ostacolo da superare
La spasticità muscolare è una condizione complessa che colpisce molti pazienti con lesioni spinali. Essa si manifesta attraverso contrazioni muscolari involontarie e rigidità, rendendo difficile la mobilità e aumentando il rischio di complicazioni. Colpisce quasi il 70% di coloro che affrontano traumi spinali, compromettendo significativamente la qualità della vita. La gestione della spasticità è una priorità nella riabilitazione, poiché ridurre questi spasmi può facilitare la ripresa delle normali funzioni motorie.
Tradizionalmente, si applicano protocolli di stimolazione a bassa frequenza, ma questi hanno mostrato limitata efficacia nel trattamento degli spasmi muscolari persistenti. Lo studio attuale presenta un’alternativa più efficace grazie all’uso di frequenze più elevate per stimolare il midollo spinale. Queste nuove tecniche si sono rivelate disponibili per inibire l’iperreattività dei circuiti spinali, risolvendo il problema della spasticità muscolare in modo più efficiente.
Il valore della ricerca e il futuro della neurostimolazione
I risultati ottenuti dall’équipe di ricerca hanno portato a un nuovo protocollo che offre speranze per molti pazienti. Il professor Silvestro Micera, coordinatore dello studio, ha evidenziato come questo approccio rappresenti un significativo passo avanti nel campo della neuroingegneria applicata alla neuroriabilitazione. Sotto la guida del dottor Sandro Iannaccone, i pazienti hanno vissuto un cambiamento reale nella loro vita quotidiana.
Ulteriori ricerche sono in programma per esplorare possibili applicazioni della stimolazione su un numero maggiore di pazienti. Il professor Pietro Mortini, anche lui coordinatore dello studio, ha espresso l’intenzione di estendere le indicazioni ad altre condizioni neurologiche che non limitano solo le lesioni spinali. Con il numero di pazienti trattati salito a otto, il team conferma che la procedura è sicura e potrebbe ribaltare i paradigmi attuali nel trattamento delle lesioni spinali.
Verso una nuova era nella neuroriabilitazione
Questa recente scoperta promette di aprire nuove strade nel mondo della neuroriabilitazione motoria. Brindando a opportunità uniche per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità motorie, questo approccio non solo riduce la necessità di farmaci, ma ripristina anche libertà e autonomia. I prossimi studi clinici, previsti nei prossimi mesi, contribuiranno a confermare i risultati preliminari e potrebbero modificare l’approccio attuale nei trattamenti. Un futuro luminoso e carico di aspettative si prospetta per chi combatte per recuperare la loro mobilità e indipendenza.